“E' un mondo difficile”, cantava Carotone.
Forse è anche quello che ha pensato mister Mazzarri nel post gara contro la Roma. Perché se vero, che si è visto il miglior Cagliari di quest'anno (almeno per 70 minuti), la vita intensa di due gare in quattro giorni hanno portato zero punti e tanta rabbia in corpo.
Per i rossoblù infatti, che non sono stati di certo la vittima sacrificale di una Roma special guest (e va ribadito) il menù della serata è stato condito da tanti sapori diversi.
Prima la dolce illusione di riuscire a conservare il vantaggio di Pavoletti, poi la doccia fredda del pareggio giallorosso, ed infine, triste epilogo, la punizione di Pellegrini che rattrista il corazon di Cragno e non solo.
La piccola vita di un Cagliari che ha cercato di reggere l'urto, mostrando a tratti grande cuore, lascia comunque e sempre, un gap siderale con le grandi squadre della serie A che da forma, diventa sostanza.
Se non (o non solo) in termini tecnici, soprattutto rispetto a carisma, personalità e contezza di ciò che si va a fare. La Roma, per intenderci, è venuta a Cagliari per vincere, e così è stato, punto.
Zero sconti, niente cortesie, pochi fronzoli. Volevano i tre punti, e in un modo o nell'altro, se li sono presi. Per poi risalire in aereo e archiviare la faccenda “trasferta in Sardegna”, e pensare già al prossimo impegno. Roba da grande squadra.
Proprio quello che, tornando al Cagliari, invece manca al gruppo di Mazzarri, che fu di Semplici, prima ancora di Di Fancesco, e poi di tanti altri nella lunga lista.
Una sorta di carenza atavica di identità, che sprigiona una dose non meno antica di “paura di contare qualcosa”, di incidere, di dire la propria in stagioni quasi tutte uguali.
E quando, molto raramente, accade il contrario (vedi appunto Cagliari-Roma), comunque la si riesce a perdere perché la fragilità, supera la prestazione, con buona pace di chi mette il gioco davanti al risultato.
Ciò che resta è il buon piglio di un Cagliari che da questo turno deve ripartire (così si è detto), ma i punti? La classifica? Il penoso ultimo posto?
Domande scottanti per un futuro incerto. Il domani del Cagliari (ad oggi) si chiama dopodomani. Si è costretti a vivere talmente alla giornata, che guardare oltre il prossimo turno diventa indifferente.
Serve infatti fare punti contro chiunque e, nel frattempo, aspettare l'ancora di salvezza (spesso vana) del mercato di gennaio che porti in patria chi possa cantare e portare la croce.
Intanto la piazza, in questa zona di (s)confort, attende intrepida quella dolce serata di viento che si porti via le tossine di troppe stagioni iniziate male, e finite alla meno peggio.
Non resta dunque, che pensare al Bologna e ad un'altra serata di passione. Calcistica, s'intende.