Se aspettare il termine del campionato prima di trarne le somme è 'obbligo, ora che i giochi son fatti, non resta altro che viaggiare a ritroso e ripercorrere le tappe della stagione (2020/21) tanto strana quanto non facile da decifrare.
L'annata del Cagliari che si è appena conclusa infatti, si può dividere in tre fasi: discesa agli inferi, risalita e salvezza. Ognuna con i suoi protagonisti, i suoi vizi, le sue virtù e i tanti volti.
Un club che, alla fine, ha capito il reale obiettivo (la salvezza) e lo ha raggiunto a due giornate dal termine. Anche a costo di scelte difficili, scommesse impossibili e ritorni di fiamma.
Discesa agli inferi:
Sembra ieri, ed invece è più 38 giornate fa, che i rossoblu con Eusebio Di Francesco in panca, il ds Carta in tribuna, ed il patron Giulini in sede, tessevano le fila del Cagliari del futuro che - almeno nelle previsioni - doveva sbancare il campionato. Bastava solo leggere i nomi della rosa.
Nessun obiettivo preciso, se non quello “di far meglio dello scorso anno e di divertire”, e poi “valuteremo cammin facendo” erano le parole d'ordine, alla prima conferenza stampa del tecnico pescarese.
Salvo poi, dopo una luna di miele durata circa due mesi, arrivare le prime avvisaglie di criticità. Una squadra eterno cantiere, tante assenze causa Covid e risultati ampiamente sotto le attese, hanno fatto il resto per tutto l'inverno, smascherando la fragilità di un gruppo forte nei nomi, ma non dentro il campo. E 15 punti in 23 turni cominciavano a infastidire.
L'apice del malessere il 22 febbraio 2021, quando con l'esonero di Di Francesco - dopo il rinnovo di contratto un mese prima (24 gennaio 2021) - la nave Cagliari si trovava senza timoniere, con il morale a terra e con tante sconfitte di fila sul groppone. “Sprofondo agli inferi”, “buio senza fine”, “caduta a picco”, erano le frasi più gettonate.
Risalita
Lo stesso triste giorno, arriva Leonardo Semplici, ed è subito risalita. Con il tecnico toscano e il ritorno di fiamma per il ds Stefano Capozucca “richiamato in patria” al posto del collega Carta, gli effetti si son visti da subito.
Tanto nei risultati quanto nell'atteggiamento. Durante le “13 finali”che dividevano dal termine del campionato, giocatori rinati, grinta da vendere e la lotta fino al triplice fischio (recupero compreso), uniti a un grande senso del gruppo, hanno fatto il resto.
Indimenticabili i raduni a centrocampo al termine delle gare o la corsa in maniche di camicia al Marassi contro la Samp (la giacca ancora la cercano).
Così come un assetto tattico basico ma funzionale, pochi stravolgimenti nei ruoli, e una squadra alla costante ricerca di soluzioni sia nei suoi uomini chiave che nei gregari.
Joao Pedro, Nandez, Godin, Nainggolan, Cerri, Pavoletti. Non ultimo, il portiere Cragno, angelo custode (insieme Vicario) di tante occasioni in cui le parate, son servite forse quanto qualche gol.
La salvezza
Così, a due giornate dalla fine, è arrivata la salvezza. Una serie B scongiurata prepotentemente e che prima di Semplici sembrava una sentenza, ha lasciato il posto ad un selfie di gioia negli spogliatoi di San Siro, prima della gara col Milan.
Un risultato da incorniciare per mister e compagni, che forse mette in ombra (giustamente) le sofferenze di un'annata partita male, ma che servirà forse da monito per il futuro.
Tra i tanti vizi e le tante virtù, questo Cagliari dai mille volti è salvo anche quest'anno.
Resta una nuova stagione da programmare, decisioni da prendere e nuovi pericoli da scongiurare. Ma per ora, ci si goda il proprio angolino di sere A difeso coi denti.