Il Cagliari di Leonardo Semplici, non smette di stupire.
Se appena subentrato a Di Francesco in panchina, i rossoblu parevano mezzi retrocessi in serie B, e la scommessa di salvarsi pura utopia, oggi (con la serie A in tasca), si grida quasi al miracolo sportivo.
Ultimo di una lunga serie di risultati fino a poche settimane fa impensati, è, ad esempio, il pareggio a San Siro contro il Milan a reti inviolate, su cui (facciamo i seri!) in pochi alla vigilia ci avrebbero scommesso.
Un percorso emozionante e tecnicamente arduo, che ha messo in luce qualità umane, agonistiche e caratteriali di giocatori “rinati” sotto la sua guida, e ha fatto ricredere in tanti con vittorie all'ultimo secondo e non solo.
Ora però ci sarebbe da completare l’opera, e l’occasione si chiama Genoa.
Sconfiggere i liguri ed arrivare a quota 40, sarebbe il sugello di una stagione riacciuffata, corretta, e, nella parte finale, da incorniciare.
Tutto ciò che separa il Cagliari dall’impresa dunque, sono il grifone, 90 minuti e l’ego di una squadra che lotti per puro blasone e non più per mera necessità di classifica.
Se le stagioni in divenire si costruiscono anche da quelle passate, finire in bellezza è quello che serve per autodeterminarsi, vantare il proprio nome, e dar l’idea di una piazza che non si accontenta.
Pur avendo per gran parte del campionato, sofferto come pochi, lasciare ora altri 3 punti alla Sardegna Arena, vorrebbe dire infatti “la ciliegina sulla torta” di una rimonta che passerà agli annali, e per questo, meritevole del massimo impegno da parte di tutta la rosa.
Siano essi titolari o seconde linee, la passerella in casa con un’altra vittoria, laverebbe per bene i panni sporchi di una famiglia, il Cagliari, che con Semplici ha trovato la giusta motivazione per salvarsi e dire la propria.