Dinanzi alla porta, con cupidità di infilare la chiave, è stato travolto dall’ansia e, incespicando sul gradino e finendo col muso all’ingiù, s’è bloccato al momento di forzare la serratura. Al Cagliari non sono bastati sette tentativi, due dei quali «tersi» con Farias e Sau, e una regolarità /velocità di passo da autostrada per ammaccare la Roma, ritirare sull’uscio almeno un credito e sistemarsi al di sopra della fila per la serie B. Però, la prestazione anti-giallorossi – per la quale i tifosi hanno fatto giacere nell’oblio gli strafalcioni precedenti –, ai rossoblù non ha consentito di togliere un segno negativo dalla tabella «finalizzazione»: un’abilità disimparata.
I portoni serrati – Perché la formazione diretta da López, esibitasi per ventinove partite, ha realizzato 25 reti, con una media a incontro pari a 0,86, raggiunta per mezzo del 3-5-2 e, solo contro la Sampdoria e la Roma, del 4-3-1-2. Tuttavia, la media s’è alzata di una tacchetta rispetto a quella raggiunta quando sul ponte di comando Rastelli girava il timone: in sette partite, il «suo» 4-3-1-2 produsse 6 marcature, con una media di 0,85. La somma delle segnature dei due «partiti» equivale a 31, il terzo rendimento meno prolifico della serie A, che ha la meglio sul Sassuolo (27) e sul Verona (29); e rischia, a due sfide dai titoli di coda, di essere il peggiore del club dal campionato 2004/05.
Un attacco arido – La matrice dell’infertilità offensiva è la prima linea, «difettosa» e «opaca», che ha monetizzato 13 gol, messi a segno in dodici contese su trentasei (per ventiquattro, nessun componente del reparto ha esultato), fruttando 20 punti (6 vittorie, 2 pareggi) sui 33 complessivi. Il più preciso è stato Pavoletti, che in trentuno partite (2731’), con 66 conclusioni (40 in porta), ne ha messi a segno 10; Sau, in ventotto (1419’) e su 21 (14), 2; e Farias, in ventisei (1579’) e su 31 (19), 1. Non hanno mai capitalizzato un pallone, invece, Giannetti (otto gare, 339’; 4 tiri), Han (sette, 297’; 1) e Ceter (sei, 221’; 0).
Ora o mai più – Domenica, alla Sardegna Arena, l’attuazione di un nuovo schema tattico (4-3-1-2), che ha comportato la «delocalizzazione» della sfera – a differenza del 3-5-2, che predilige le corsie laterali, il 4-3-1-2 consente più verticalità centrale (14 attacchi contro la Roma) –, non ha smosso la classifica, relegando il Cagliari in 18ª posizione, con un punto in meno del Chievo Verona (15°), del Crotone (16°) e dell’Udinese (17°). Il ritardo, per evitare la B, potrà essere colmato a patto che qualcuno, dinanzi alla porta e senza farsi travolgere dall’ansia, non incepischi sul gradino e scardini la porta della Fiorentina e dell’Atalanta.