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Buon compleanno Ricky! I 76 anni di Albertosi tra ricordi e aneddoti esilaranti

Nel giorno del suo compleanno ripercorriamo la carriera del più grande portiere della storia del Cagliari

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Oggi è il compleanno di una leggenda del Cagliari, uno di quei giocatori che, pur non avendo deciso di consacrare tutta la sua vita e la sua carriera alla squadra rossoblù, è rimasto molto affezionato a questi colori e lo scudetto vinto in Sardegna è sicuramente il più importante. Se non altro perché è l’unico. Stiamo parlando di Enrico Albertosi, “Ricky”, per gli amici e per i suoi tifosi. Un uomo simpatico, spericolato e che viveva fregandosene delle regole del “decalogo dell’atleta perfetto”.

Due le sue più grandi passioni, le sigarette (è uno dei giocatori “beccati” a fumare da Scopigno in un famoso aneddoto) e i cavalli (non è raro vederlo all’ippodromo dove, tra l’altro, fu colpito da un malore dieci anni fa dopo una gara disputata e rimase in coma per tre giorni). Nell’epoca del grande duello tra Mazzola e Rivera anche il grande Ricky è stato oggetto di un dualismo: il suo avversario era un certo Dino Zoff. A tal proposito disse:

“Il più forte tra me e Dino Zoff? Non scherziamo. Io, naturalmente. Zoff era uno che se saltava un allenamento, o il venerdì faceva l’amore, la domenica aveva le gambe molli. Io facevo l’amore il sabato, e la domenica mi esaltavo”

Un altro aneddoto narra che non gli piacesse per niente perdere, chiedete a Gianni Rivera. Si dice infatti che nella famosa semifinale a Messico ’70, dopo aver subito il 3-3, volesse strangolare l’attaccante rossonero il quale, appostato sulla linea di porta, non aveva respinto il tiro di Gerd Müller (e, per lo spavento, il golden boy avrebbe segnato nel giro di un minuto il gol del definitivo 4-3).
La migliore presentazione di questo grande personaggio l’ha fatta Nereo Rocco che, in dialetto, disse di lui:

Tè presento Albertosi. El ga tuto quel che mi no poso soportar: el magna, el bevi, el va in giro de notte, el xè carigo de babe, el scometi sui cavai come ti. Ma mi lo tegno perché el xè el meo portier del mondo...”

Dopo dieci anni di Fiorentina arriva in Sardegna controvoglia nel 1968 (e si narra che Andrea Arrica lo avesse strappato al presidente viola dopo averlo fatto ubriacare pesantemente) e deve aspettare due anni per vincere lo scudetto tanto agognato: soprattutto da lui che l’anno prima se l’era visto strappare da sotto il naso dai suoi ex compagni. Passati sei anni sull’isola, nel 1974 decide che è arrivato il momento di cambiare aria e sceglie Milano, sponda rossonera, dove vince il secondo scudetto della sua carriera nel 1979. Nel 1980 l’unica macchia: viene coinvolto nel calcio scommesse e squalificato per due anni, passando anche una settimana in prigione, a Regina Coeli. La squalifica verrà annullata dopo la vittoria ai mondiali del 1982 ma ormai, a quarantatré anni, non può più sperare di rientrare nel calcio che conta, perciò si accontenta della C2, e disputa due anni di campionato tra le fila dell’Elpidiense, una squadra marchigiana, fino al ritiro, nel 1984.

Lui si è sempre difeso, dicendo di non aver mai fatto nulla di illecito e sostenendo di essere stato incastrato:

“Se la prendono con me perché sono vecchio”. Non perde la sua ironia, comunque, nemmeno nei momenti difficili; in merito al suo soggiorno in carcere dichiara: “In carcere ho mangiato i migliori bucatini all’amatriciana della mia vita: li cucinava un truffatore che stava nel nostro braccio”.

Un grande uomo dunque. Noi sicuramente lo ricordiamo con grande affetto ed è un vero peccato che il calcio non gli dia la considerazione che merita. Buon compleanno Ricky!

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