Dicono che il bravo allenatore sia quello che si adatta ai giocatori che ha, e non quello che adatta sempre i giocatori a sé stesso.
Di Francesco ha capito che continuando con il suo credo, il 4-3-3, c'era il rischio di andare a sbattere contro un muro: le prime tre gare del Cagliari sono state un campanello d'allarme. Contro il Torino il tecnico rossoblu ha avuto l'intelligenza, e anche l'umiltà , di fare un passo indietro: via al 4-2-3-1, più elastico e malleabile, oltre che più congeniale alle caratteristiche della rosa a disposizione.
Gli effetti benevoli si sono visti, con i primi tre punti stagionali e un match controllato per lunghi tratti, nonostante questo Toro non si trovi affatto in un buon momento. Una rondine non fa primavera, questo è chiaro, ma qualcosa vorrà pur dire. Forse si è finalmente trovata la quadratura del cerchio, mettendo i tasselli nei punti giusti.
Innanzitutto Joao Pedro è dietro la punta, quindi vicino alla porta: in quella posizione si muoveva pure l'anno scorso, e tutti sanno com'è andata. In più si possono sfruttare anche le sue qualità da rifinitore, che non ha mai perso. Un'altra nota positiva si è registrata sulle fasce, in particolare su quella destra, con il duo Nandez-Zappa: l'ala che si accentra per liberare lo spazio al terzino che si sovrappone per poi cercare il fondo o appoggiarsi sull'interno, con Joao e Simeone che tagliano al centro per liberare a loro volta i varchi per gli inserimenti di Nandez. In fase di non possesso poi, diventa un 4-4-1-1 con i tre centrocampisti offensivi che si abbassano, quindi c'è una copertura importante.
L'unico neo è il rischio di scoprirsi a eventuali contropiedi, con solo due mediani a difendere. Tuttavia, contro i granata si è visto un Sottil che ripiegava più volte per dare una mano, oltre che un Nandez onnipresente e addirittura un Simeone che a tratti recuperava palloni all'altezza del cerchio di centrocampo. Inoltre, i due davanti alla difesa si completano, perché c'è un play che si abbassa, Marin, e un incursore, ovvero Rog. Manca forse uno che faccia da cerniera, e il Cagliari in realtà ce l'ha, si chiama Oliva, ma sicuri che Marin, un investimento da dieci milioni, possa fare panca?
Poi c'è l'aspetto del pressing: quando gli avversari impostano dalla retroguardia ecco che le ali accorciano sui terzini, mentre la punta pressa il portatore di palla e il trequartista chiude la linea di passaggio per chi viene a ricevere lo scarico.
Il 4-2-3-1 è un modulo duttile, che si poggia sul peso del centravanti e si adatta alle sue caratteristiche. Con Simeone si cerca la profondità e la verticalizzazione improvvisa, il filtrante che spacca in due la difesa. Ma con Pavoletti può offrire un'altra alternativa, ovvero quella di sfruttare le ali, che possono mettere palloni in mezzo per la testa del numero 30.
Gli schemi, alla fine, si sviluppano sul campo, ma questo cambio di modulo può veramente essere la svolta per la stagione del Cagliari. "Sto togliendo qualcosa di mio per dare qualcosa a loro" ha detto Di Francesco al termine della vittoria di domenica: un passo indietro per un importante salto in avanti.