Uno dei meriti principali del Cagliari in questa stagione è di aver saputo trovare la cura giusta all'assenza di Pavoletti, dopo quel brutto infortunio contro il Brescia, che terrà l'ariete rossoblu ai box ancora per diverso tempo.
Si pensava a una squadra ridimensionata, che avrebbe fatto una fatica tremenda in zona gol, e invece così non è stato. I rossoblu si sono saputi adattare, grazie anche alla bravura di Maran, e le reti sono arrivate, come i punti. Il modo di giocare con il numero 30 in campo era abbastanza prevedibile, con i centrali difensivi che dalla loro metà campo cercavano la sua profondità con lanci lunghi, oppure ci pensavano i laterali a innescarlo, con innumerevoli cross dal fondo a cercare la sua testa da Re Mida.
Ora, con Simeone e Joao Pedro lì davanti, non c'è più quella prevedibilità che frenava i sardi in alcuni momenti della gara, ma si stanno applicando più soluzioni. Lanci da una parte all'altra del campo ridotti drasticamente, per favorire una manovra palla a terra in cui il centrocampo possa fare filtro e giocare più palloni, grazie alle geometrie di Cigarini e le discese palla al piede di Rog. Si è conservata tuttavia la caratteristica di sfruttare le fasce, con il motorino Nandez che è sempre pronto a mettere la sfera in mezzo, ma stavolta si gioca più sulla velocità. Più verticalizzazioni, meno possesso sterile, con conseguenti ripartenze che hanno fatto la differenza, vedi anche ultimamente nel secondo gol all'Atalanta.
Chi ha giovato maggiormente da questo tipo di costruzione è stato senza dubbio il trequartista, ovvero Radja Nainggolan, che quando viene servito tra le linee è sempre circondato da un'aura di pericolosità, tornando a toccare i livelli di quando faceva il gladiatore all'ombra del Colosseo.
Inoltre, senza il Pavo, il numero di giocatori andati a segno è salito e non poco, visto che prima un terzo dei gol arrivava dalla punta di Livorno. Ora, tutti quanti sono coinvolti nella manovra, anche uno come Faragó, l'esempio lampante, che contro la Spal da terzino destro ruba palla sulla trequarti e arriva davanti al portiere per buttarla dentro.
Chi è diverso da quando non c'è più Pavoletti è sicuramente Joao Pedro, che pare trasformato: da presenza incostante nell'arco della gara a leader e capocannoniere del Cagliari in un paio di mesi, e poi il dialogo con Simeone, che sta portando frutti importanti.
Suona strano, ma è un Cagliari migliore senza il suo totem. Certo, magari con Pavoletti in campo questa squadra potrebbe avere anche più gol ed esser ancor più pericolosa, ma la sensazione è che adesso sia stata trovata la quadratura perfetta del cerchio, e sarà interessante vedere, quando tornerà il bomber dai 16 gol dello scorso anno, se questo equilibrio salterà o se sarà ulteriormente incrementato.