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Il Cagliari vuole la sua storia da raccontare: ma c'è chi si accontenta del meno peggio

L'analisi del match contro il Chievo

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Mi è venuto in mente il 25 ottobre 2014. Trattasi di Empoli-Cagliari 0-4, l'ultimo capolavoro Zemaniano prima del crollo. Forse vi sembrerà strano, ma spiegherò il perché.

Quel giorno i rossoblù scrissero una pagina meravigliosa di calcio, regalando uno spettacolo meraviglioso, maltrattando l'Empoli di Sarri e gonfiando l'entusiasmo nell'isola come non succedeva da tempo. Poi i sardi sparirono lentamente dal campionato, si addormentarono in un sonno profondo che divenne un incubo. Quest'anno il Cagliari è partito fortissimo, autoproclamandosi squadra rivelazione del campionato e spaventando le big come neopromossa terribile.

Ecco, io non capisco perché sembra sempre che il Cagliari abbia la necessità di rovinare tutto. La scorsa stagione abbiamo assistito al capolavoro del Sassuolo, negli anni passati a quelli dell'Udinese e della Sampdoria. Perché i tifosi rossoblù non possono sognare? Perché ogni volta che la squadra vola bisogna mettere in preventivo che la magia non durerà in eterno?

Io non voglio che la vittoria di San Siro diventi Empoli 2 la vendetta, non voglio che quello che sarebbe potuto essere (e può ancora esserlo) l'anno buono diventi l'ennesimo punto di passaggio, l'ennesimo letto di mediocrità su cui adagiarsi. Io mi sono stufato di dover esultare perché un ex allenatore del Cagliari ha compiuto un'impresa storica in Inghilterra, io mi sono rotto le scatole di emozionarmi se un ex giocatore rossoblù diventa un campione, non ne posso più di dover tifare "le italiane" in Europa, io non voglio più illudermi ad ottobre per inseguire salvezze insperate a maggio, mi son stancato di assistere alle favole delle altre squadre.

Questo era ed è il nostro anno, non si può buttare alle ortiche un'occasione così, non ci si può sempre accontentare del meno peggio. Cagliari ha bisogno di sognare, l'isola ha bisogno della sua storia da raccontare.

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