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Tra ritorni e prime volte…

L’analisi della partita disputata ieri al Sant’Elia. I primi gol per Vecino e Ibraimi, il ritorno di Ibarbo, e il grande cuore della squadra, sempre più stretta attorno a Lopez

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Il freddo e il vento a far da padroni, il sole a splendere sopra i pochi spettatori presenti al Sant’Elia. Da una porta secondaria faceva ingresso il Presidente, che percorreva la zona mista e nel silenzio e nell’indifferenza si avviava verso la tribuna centrale, accomodandosi nella solita postazione. Partivano le contestazioni del pubblico, un remake di QPR-Leeds di sabato scorso, ma questi sono altri discorsi.

Il Cagliari vinceva, segnava tre gol senza subirne nemmeno uno. Convinceva, anche se non appieno, ma portava a casa tre punti fondamentali in chiave salvezza. Raggiungeva l’Udinese a quota 28 in classifica e raccoglieva una ventata di ottimismo, utile per il prosieguo della stagione.
Victor Ibarbo si autoscagliava come fosse una freccia, incuneandosi tra le maglie bianconere. Non c’era scampo, era lui a passare, a meno che non venisse fermato con le maniere forti. E, dopo avere col petto addomesticato un difficile pallone, eludeva la marcatura e freddava Scuffet, portando in vantaggio i rossoblù.

Tutto doveva andare per il verso giusto, nella prima domenica di marzo. L’Udinese provava e riprovava ad acciuffare un pareggio che, onestamente, sarebbe stato meritato, ma vuoi per la bravura di Avramov e dei difensori, vuoi per la scarsa verve degli attaccanti, non riusciva a buttarla dentro.
E veniva nuovamente colpita e affondata all’improvviso, quando Vecino impattava col destro la punizione calciata da Ibraimi, da poco entrato, e il Cagliari chiudeva la pratica. Archiviata, una volta per tutte, col il contropiede dello stesso macedone, che rientrava sul sinistro e siglava il terzo gol, il primo con la maglia del Cagliari.

Il giorno dei ritorni e delle prime volte. Così può essere ribattezzata Cagliari-Udinese. Una partita strana, che ha visto i rossoblù legittimare il proprio vantaggio, con una concretezza sottoporta che da tanto, troppo tempo, non si ammirava.

È tornato al gol Ibarbo, dopo un periodo difficile, tra infortuni e pali clamorosi (ricordate la partita di Bergamo?). Lo ha fatto con i laccetti colorati, sposando la causa promossa da Dessena a San Siro contro l’Inter. Hanno festeggiato la prima marcatura con la maglia del Cagliari Vecino, che bene si sta integrando nel gruppo, e Ibraimi, che ha confermato il suo grande momento di forma, dopo essere stato autore di un poker nell’amichevole infrasettimanale.

È oramai superfluo concedere l’ennesimo plauso ad un pubblico encomiabile, che mai ha smesso di incitare la squadra e l’ha sospinta verso la vittoria. Così come è superfluo continuare a dibattere in merito alla questione stadio, diventando sempre più noiosi. Che domani possa essere una giornata importante, con Cellino che incontrerà Zedda per discutere della spinosa questione? 

I tifosi attendono, e nel frattempo si godono un’importante vittoria, sicuri che la propria squadra mai li tradirà. Quella squadra che rema verso un comune obiettivo, cercando di raggiungerlo al più presto, tutti insieme, allenatore compreso. Si, proprio Lopez, che qualche settimana fa sarebbe dovuto essere esonerato.

Paradossi del calcio.

L’immagine di Ibarbo che, dopo la rete del vantaggio, va ad abbracciare il tecnico uruguagio, o come lo chiamano loro, “El capo”, è la migliore delle risposte.

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