Era il giorno di Juve-Napoli e della finale del Festival. Oggi parleranno tutti del gol di Zaza, quello che forse vale una stagione, tutti ascolteranno “Un giorno mi dirai” degli Stadio, canzone bellissima. Da Torino a Sanremo, passando per tutta l’Italia.
Poi c’è la Sardegna. E qui c’è il Cagliari, c’è Melchiorri che fa doppietta, c’è il Crotone che pareggia e i rossoblù che vanno a più tre sui calabresi e a più dieci sul Pescara. C’è la Serie A che si avvicina, perché puoi far finta di non vederla ma è lì, e non puoi non vederla, nemmeno tu che fai lo scaramantico, nemmeno tu che dici che comunque i sardi giocano male, nemmeno tu che a inizio campionato avevi detto che la squadra non ce l’avrebbe fatta, nemmeno tu che la fischi anche quando è in vetta. La differenza forse sta proprio qui: tu puoi far finta di non vederla, ma noi no.
L’abbiamo vista ieri quando Munari ha sbloccato la partita e quando Melchiorri ha raddoppiato, non l’abbiamo persa d’occhio nemmeno quando ha segnato Mariga e ne abbiamo sentito il profumo al bis del centravanti rossoblù e al rigore sbagliato da Corvia. Ora, forse come mai sino a questo momento, i sardi vedono l’uscita dal tunnel. La classifica sorride ai rossoblù, che ora dovranno esser bravi a non mollare: adesso l’osso ce l’ha in bocca il Cagliari, ora più che mai è padrone del proprio destino.
I sardi hanno battuto il Latina disputando una prova finalmente convincente anche sul piano del gioco, oltre che su quello del risultato. La squadra è scesa in campo con lo spirito giusto e poi, che lo si voglia o no, quando giocano Joao Pedro, Farias e Melchiorri insieme è tutta un’altra musica. Questo trio è di una qualità superiore, in B non li tengono, e ogni volta che dialogano danno l’impressione di poter andare in porta senza difficoltà.
Da sempre reputo Farias l’ago della bilancia di questo Cagliari: quando gira lui non ce n’è per nessuno, e la formazione potrebbe tranquillamente essere lui più altri dieci. Ma vicino alla porta, in posizione di seconda punta, sembra dare il meglio di sé. Svincolato da eccessivi compiti difensivi riesce ad esser più lucido nelle scelte e più fresco quando all’ufficio brevetti invocano la sua invenzione. Quando poi vicino a lui agisce uno come Joao Pedro si esalta: il numero 10 sa saltare l’uomo e funge da apriscatole nelle difese, dalle sue giocate si aprono spazi che, se concessi a Farias, diventano qualcosa di decisamente poco simpatico per le retroguardie avversarie.
Se poi a questo arsenale offensivo aggiungiamo una freccia mancina come Barreca tutto diventa più semplice. È incredibile la crescita che sta vivendo questo ragazzo, che da gennaio ha messo la quarta e, senza immisioni di CO2, sta dando gas da un mese e mezzo senza mai spegnere il motore.
I sardi sono stati anche bravi a chiudere la partita anche quando il Latina sembrava averla riaperta, ora dovranno fare altrettanto anche col campionato: chiuderlo, e farlo ancor di più anche se mai dovesse riaprirsi. Nessuno ha la sfera di cristallo per sapere cosa succederà, se il Cagliari sarà sempre quello visto ieri o se calerà col tempo, se il Sant’Elia tornerà una bolgia oppure no, se i rossoblù torneranno in A o no e nemmeno come lo faranno. Si vive giorno dopo giorno del resto, allo stesso modo il tifoso vive partita dopo partita.
Quando sarà tutto finito, si tireranno le somme: insomma, un giorno mi dirai.