Ognuno ha le proprie piccole manie, le sue fissazioni. Una delle mie è sempre stata quella di osservare le bollicine dell’acqua frizzante o dello spumante. Partono dal basso e sembra quasi si sfidino, quasi facciano a gara a chi arriverà prima in superficie. Ma poi, una volta raggiunta la destinazione, scoppiano, diventano aria.
Ieri, per la prima volta in questa stagione, il Cagliari ha sconfitto l’effetto bollicina. Era successo troppe volte di scannarsi con la concorrenza per arrivare in vetta alla classifica per poi buttare alle ortiche il risultato una volta raggiunto. Questa volta i rossoblù son riusciti a rimanere in cima al calice di spumante, senza svanire nell’aria, conservando il titolo di capolista e allungando sulla seconda in classifica, che ora dista quattro punti.
Non era facile, i sardi ieri erano davvero chiamati alla prova del nove. Perché se è vero che lo Spezia ieri era poca roba, c’è da dire che la partita si è svolta in un clima davvero incandescente, con un pubblico da derby di Belgrado che ha messo pressione sin dai primi istanti di gara al Cagliari e, soprattutto, all’arbitro Pasqua. La palla scottava e alla fine se l’è portata a casa quel numero 9 che ad occhio e croce gioca benino.
Probabilmente se ieri avessero dato a Melchiorri la borraccia per rinfrescarsi avrebbe buttato in porta pure quella, dato che quasi sembrava avere un conto in sospeso con le reti delle porte del Picco, gonfiate ben tre volte con la naturalezza del bambino che ha appena fatto gol nel cortile sotto casa.
Il tutto in assenza di Di Gennaro, Murru, Barreca, Krajnc, Cerri, Cragno, Sau e Farias, come quando il bimbo affronta il babbo a braccio di ferro e il papà lo sfida utilizzando solamente due dita. Il babbo vincerà comunque, un po’ perché il figlioletto non è all’altezza, troppo debole per impensierirlo, e un po’ anche perché, diciamocelo, lui il bicipite ce l’ha bello tonico, e forse potrebbe vedersela senza timore anche con uomini robusti.
Ad ogni modo il Cagliari ieri ha fatto comprendere di poter ammazzare anche le partite più insidiose, dimostrando ancora una volta (se mai ce ne fosse stato bisogno) che l’intero organico non ha eguali in serie cadetta. Ci si potrebbe chiedere che figura avrebbe fatto questa squadra in Serie A, ma forse sarebbe inutile.
Fatto sta che se qualcuno si aspettava qualcosa dai sardi, se qualcuno chiedeva un segnale forte ai rossoblù, eccolo servito.
Tre sberle al campionato, la regina annunciata si prende il suo trono. Se qualcuno è in grado di spodestarla si faccia avanti.