Questa vittoria, ieri sera al Sant’Elia, era ovunque. Era nell’abbraccio tra due uomini che manco si conoscono, sono semplicemente capitati vicini ed entrambi dovevano esprimere la loro gioia, perché essa non è tale se non è condivisa. Era nelle urla di un bambino allo stadio, che grida pensando di poter essere sentito dai calciatori in campo, impossibile in quella bolgia. Era nei cori della Nord, che proseguivano anche quando il Cagliari era sotto. Ieri sera abbiamo vinto tutti.
Se qualcuno era convinto che i rossoblù, forti del loro militare in una categoria superiore, avrebbero giganteggiato per 90’ si è dovuto presto ricredere. Il Modena, perfettamente messo in campo da mister Novellino, ha trovato subito il gol in avvio. Dopo aver sbloccato il risultato gli emiliani, non paghi, hanno continuato a fare la partita, vestendo i panni della squadra di Serie A e facendo assaggiare ai sardi un po’ di B, dove al momento i gialli sono decimi. È chiaro che, se non si riesce a dominare manco con il Modena, ma si è costretti anche qua ad inseguire, c’è qualcosa che stona.
È vero, quattro gol segnati sono sempre belli, ed è pure comodo perché così hai qualcosa di cui parlare al bar, puoi raccontare di quanto sia bello il mondo di Zemanlandia. Ma ora non generalizziamo: un 4-4 non è sempre equivalente ad un calcio Zemaniano. Perché oggi del boemo non c’era moltissimo: i reparti erano scollati tra loro, con una distanza abissale tra difesa e attacco.
Le sovrapposizioni si sono viste solo a volte e non c’era quella voglia di andare a sbranare l’avversario tipica delle migliori squadre del mister di Praga. È vero che mancava Ekdal, elemento fondamentale nello scacchiere rossoblù, ma il Cagliari (non) poteva dormire sonni tranquilli per via della presenza di Joao Pedro, il numero dieci meno dieci che esista. Il pubblico è diviso: quando la palla ce l’ha lui c’è chi fischia e rumoreggia, c’è chi si arrabbia dannatamente, altri ci rinunciano e si fanno una risata.
I più nostalgici ricordano quando quella maglia ce l’aveva Zola, e Joao Pedro non è esattamente la stessa cosa. Poi non si sa mai, forse domani si sveglierà e sarà un giocatore diverso, migliore, in grado di vincere fischi e perplessità.
Potrebbe dargli una mano Samuele Longo, che in 40’ minuti è passato da flop totale ad eroe. Responsabile della perdita della voce di gran parte della popolazione di Cagliari, Samuele ha finalmente fatto capire che non è solo una promessa, ma i gol li sa fare e pure pesanti, inaspettati se vogliamo. Perché chi credeva in un pareggio al 93’? E chi al 101’?
Ora ci sarà qualche espertone che si vanterà di averlo pronosticato, ma son sicuro che nessuno avrebbe scommesso mezza lira sul pareggio di Farias all’ultimo minuto dei supplementari. Sono poi stra-certo che nessuno confidava in Cragno, che alla fine ha portato il Cagliari agli ottavi con due rigori decisivi neutralizzati. Il primo spettacolare, il secondo decisivo.
Era lì, lui contro Ciolek. Tutti chiamavano a gran voce la sua parata, tutti urlavano, l’impresa poteva compiersi. In quell’istante Alessio non sentiva nessuno, se non un silenzio assordante e quella voce del bambino, che non sa di non poter essere sentito. Cragno la sentiva. Diceva: “Ti prego, facci vincere, pensaci tu”...