Questione di attimi. Sono istanti, millesimi di secondo. A volte ti cambiano la vita, altre una partita di calcio. Spesso le cose vanno esattamente come vorresti, basta che cogli l’attimo. Perché non capita spesso di trovarti solo davanti alla porta, senza portiere. E lì, in quel frangente, nella mente di Farias saranno passati un milione di pensieri. Ma le conseguenze son due: o pareggi o rimpiangi. E lui, e tutto il Cagliari, ha rimpianto. Quattro volte.
Sia chiaro, i rossoblù hanno giocato. E sia chiaro anche che lo 0-4 finale è un risultato bugiardo. La Fiorentina non ha dominato in lungo e largo come il punteggio finale potrebbe far pensare. I sardi hanno creato numerose palle gol, e probabilmente se vincesse chi ne crea di più oggi il Cagliari sarebbe trionfante. Il problema è che, quando nel 1863 fu creato il calcio, si decise che per portare a casa la posta in palio bisognava buttarla dentro a quel rettangolo delimitato da due pali chiamato porta. Evidentemente i viola hanno studiato meglio il regolamento del gioco, perché loro sono riusciti nella mitica impresa di segnare soli davanti al portiere, nella leggendaria fatica di buttarla dentro in seguito ad errori difensivi. Il Cagliari no.
Eppure di occasioni ce ne sono state davvero tante. Perché i rossoblù hanno un’idea di gioco, Zeman fa rendere alla grande un gruppo che, forse, qualitativamente vale meno dei risultati sino ad ora raccolti. Ma qui non è questione di gioco, non è questione di motivazioni. Servirebbe che arrivasse in Sardegna Robin Hood e impartisse lezioni di mira ad Ibarbo, Farias e compagnia.
Purtroppo l’eroe di Nottingham non esiste, e allora il cecchino manca. Sarebbe dovuto in teoria essere Longo, ma a Cagliari sembra giocare il fratello scarso. Perché in teoria Samuele avrebbe un talento straordinario, ma da quando è arrivato nell’isola non realizzerebbe un gol neanche in una porta da rugby. Oggi ci hanno provato a farlo segnare, ma da due passi il bimbo prodigio l’ha sparata addosso a Neto.
È vero che il risultato era già sul 4-0, ma vedere un gol di Longo sarebbe stata una, seppur magra, consolazione. L’infortunio di Sau, invece, ha palesato la mancanza di un bomber vero, uno che abbia capito che per vincere bisogna segnare, che sia a porta vuota, su respinta, di rapina, non cambia nulla. Basta che si gonfi la rete. Basta che tu colga l’attimo.