Un uomo a 72 anni forse dovrebbe godersi la famiglia e giocare con i nipoti, e forse Claudio Ranieri lo farà dopo questa stagione, ma prima doveva scrivere l'ultima pagina della sua love story infinita con il popolo sardo e il suo Cagliari. Un'avventura iniziata nel 1988, 36 anni fa, quando prende una squadra militante in C e la porta in A, e arrivata (almeno per ora) nel 2024, passando per una promozione all'ultimo minuto e chiudendo con una salvezza alla penultima giornata, nel calcio che conta.
Dallo spogliatoio di Udine al pomeriggio di Reggio Emilia è stata una cavalcata sofferta, fatta di gioie, come i cinque punti contro Atalanta, Inter e Juve, e dolori, come le sconfitte pesanti contro Genoa e Milan, ma tutto è tornato al proprio posto sul manto erboso del Mapei Stadium, che per oltre 90' è sembrato l'Unipol Domus.
L'ha preparata bene, Sir Claudio, di fronte a un altro stratega, che di salvezze se ne intende, come Ballardini. Non è stata una gara travagliata, a differenza di molte altre, è stata piuttosto una gara tesa. Entrambe le squadre si giocavano tutto, era vietato sbagliare, e chi ha sbagliato di meno è stato il Cagliari.
Fino al 71' Matteo Prati non aveva ancora segnato un gol in Serie A, pur essendo il giocatore con più tiri e senza gol dell'intero campionato, ma dopo 35 tentativi ha scelto il momento migliore per buttarla dentro. Ranieri lo ha pescato dalla panchina e il classe 2003 lo ha ripagato nel modo perfetto.
E poi, colui che l'anno scorso ha consegnato le chiavi della A questa volta le ha prese di nuovo per chiudere la porta allo spettro della B. Gianluca Lapadula aveva calciato rigori migliori, questo passa sotto Consigli che per poco non la prende, ma un secondo dopo sono tutti sotto la curva a festeggiare. Ad un certo punto si vede un uomo portato in braccio dai giocatori, ha una maglietta bianca inzuppata d'acqua e probabilmente da qualche lacrima, viene preso sulle spalle da tutti e fatto saltare.
Claudio Ranieri ha realizzato un'altra impresa. Lui, che per alcuni era un vecchio dinosauro, un bollito, un uomo che ormai praticava un calcio antico, ha avuto ragione. E se vinci, difficilmente non ce l'hai. Non si sa se l'anno prossimo farà 73 anni sulla panchina del Cagliari (per Giulini può rimanere anche a vita) o se sarà nonno a tempo pieno con Orlando e Dorotea, i suoi due nipotini, ma una cosa è certa: c'è stato un Cagliari prima di Ranieri e ci sarà Cagliari dopo Ranieri. Lui e Gigi Riva, a cui è dedicata questa salvezza, sono il filo che lega passato e presente al futuro di questa squadra.