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La rabbia giusta

L'analisi del match contro l'Ascoli

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Una vittoria di rabbia. Si può riassumere così il 4-1 del Cagliari sull'Ascoli, che ha portato tre punti d'oro ai rossoblu e soprattutto ha interrotto un mese di pareggi. Ieri sera i sardi sono andati sotto per un tempo, complice una formazione  sbagliata, ma nella ripresa, con la cattiveria agonistica giusta, hanno ribaltato il match. 

C'è voluto un rigore procurato da Mancosu perché si desse il via alla rimonta, poi sempre l'ex Lecce ha portato i suoi in vantaggio e Lapadula, già autore del primo gol, ha messo il sigillo sulla vittoria. Negli ultimi minuti Zappa l'ha chiusa del tutto, e finalmente si è vista una rete da parte di un difensore, che mancava da tempo. 

La partita del Cagliari è stata a due facce: un primo tempo piatto, dove le gambe e la testa non andava, con un Ascoli che invece era compatto e organizzato, e una ripresa molto più propositiva. Ranieri dopo 45' ha capito che bisognava cambiare subito, e allora dentro Azzi per un Barreca confusionario e Prelec per uno spento Millico. 

Il modulo è passato da un 4-4-2 atipico a un 4-3-1-2 puro, e da lì è stato un altro match, con i padroni di casa che hanno spinto maggiormente sulle fasce, ma sfruttando anche le vie centrali, con Mancosu che finalmente è tornato ad essere quello pre infortunio. Il numero 8 da trequartista puro ha fatto la differenza, trovando benissimo l'intesa con Lapadula. Il 9 si sta confermando sempre di più il bomber di questa squadra, e dopo un inizio di campionato in sordina ora sta segnando molto più spesso. 

Serviva un successo del genere, largo anche nel risultato, non solo per i tre punti ma per spezzare un periodo monotono, dove la pareggite stava iniziando ad essere un qualcosa di serio. Non è la prima volta che il Cagliari in casa sua ha delle reazioni rabbiose, di orgoglio, il problema però è che deve fare queste prestazioni anche fuori dalla Sardegna. La continuità è la parola d'ordine se si vuole restare in zona playoff, e adesso serve subito un'altra vittoria. Ripartendo dalla rabbia del secondo tempo.
 

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