L'analisi di una partita dipende da episodi nella migliore delle ipotesi. Questo è il primo livello di analisi. Il secondo, per l'appunto, è quello dell'analisi dell'episodio, che dipende quasi sempre da centimetri: quelli che fanno schiantare il pallone sul braccio (largo, troppo largo) di Dalbert, quelli che lo fanno francobollare sulla traversa della porta difesa (bene) da Rui Patricio. Al netto di quei centimetri, forse il discorso sarebbe potuto essere diverso. Il Cagliari ha difeso ordinatamente e alzato il baricentro quando era opportuno farlo, senza strafare ma soprattutto senza non fare. Sarà un caso, ma da quando la difesa si è “alleggerita”, almeno in termini di peso specifico di una o due carriere, quell'altro, il terzo, è diventato grande. Andrea Carboni era già bravo da un pezzo, e chi non lo aveva capito e chiedeva la sua testa dopo le due famigerate espulsioni ha avuto tempo per cambiare idea; ora, però, oltre ad esserlo inizia ad avere il physique du role del bravo, e non si parla di stazza. Guida, alza la voce, tiene la testa alta, sfida tutti e si prende le sue responsabilità in marcatura. Altare e Lovato, o come nel caso di ieri Altare e Goldaniga, son due efficaci scudieri. L'ex Olbia ha l'emergenza di dimostrare, gli altri due hanno un curriculum che fa dormire sonni tranquilli. Ma nessuno dei tre è un imgombrante, e questo – sarà una coincidenza o forse no – ha fatto alzare l'asticella per Carboni. In ogni caso, però, questo è il commento di una sconfitta, e da qualcosa bisognerà pur partire per correggere il tiro. La caccia al colpevole è una scemenza, ma che l'errore che porta al gol sia di Dalbert è un dato fattuale: il brasiliano prima concede metri (non centimetri) a Sergio Oliveira, uno che se c'è da calciare non si mette poi troppi problemi, poi cerca di rimediare alla lorda, e lordamente finisce. Cose che capitano, ci mancherebbe, ma è anche vero che c'è a chi capita meno, e c'è a chi capita di più. Purtroppo, con Dalbert potrebbe valere un vecchio e sottovalutato assioma: non è detto che uno scarto dell'Inter sia necessariamente un lusso per una piccola, anzi. Ancora meno tende ad esserlo se lo scarto dell'Inter è anche uno scarto della Fiorentina. Forse si può giocare a pallone anche senza avere Calafiori in rosa, è chiaro, ma probabilmente qualcosina a sinistra bisognerà pur farla. L'altra aggiunta potrebbe essere necessaria anche in attacco: Keita è in Coppa d'Africa, Pavoletti sarà squalificato con la Fiorentina e il Dio del Calcio preservi Joao Pedro che, facendo tutti gli scongiuri del caso, non si fa mai manco un taglietto. Eppure un club lungimirante mette in conto il taglietto e non solo, ed ecco perché un attaccante potrebbe essere una priorità. La difesa delle ultime uscite insegna che c'è ancora tanto spazio e tempo per correggere il correggibile.