A costo di essere tranchant, bisogna dirlo. Il Cagliari, ad oggi e sino a prossima smentita, è la squadra che gioca peggio in tutto il campionato. Da qui si può ragionare: si può anche ammettere che non sempre chi gioca peggio è anche chi vince meno, ma stando alla classifica, oggi la teoria non pare trovare appigli. La scampagnata del Maradona è sembrato il manifesto della pochezza di una squadra apatica, nichilista, quasi gorgiana, con un calcio che non è; ma se anche fosse non sarebbe comprensibile, e se pure fosse comprensibile non sarebbe comunicabile.
Se la squadraccia dell'era Di Francesco dava la costante impressione di essere sull'orlo di una crisi di nervi, quella dell'autunno 2021 nemmeno raggiunge quell'identità : sembra spaesata, nella sostanza, nella forma e nelle intenzioni, come nel quattrocinqueetantapaura schierato da Mazzarri. Sia chiaro, se faccio a cazzotti con Mike Tyson un paio di botte le metto in conto, ma se la strategia è semplicemente raddoppiare il paradenti finisco per farmi male. La sensazione è che il tecnico rossoblù abbia preso in mano la squadra aspettando semplicemente di superare questo trittico di gare, cercando di fare meno danni possibile.
Tra il vedere e il non vedere ha prima abbandonato i vecchi antenati, staccandosi dal 3-5-2 in favore di una più propositiva difesa a 4. Poi ha scelto di tornare ai cinque difendenti, sino ad arrivare alla masochistica idea della formazione senza attaccanti. Ora, va bene tutto e sempre sia lodato Joao Pedro, ma a volte faccio fatica non tanto ad intendere cosa sia diventato (ad oggi mi sembra chiaro, una seconda punta pura), quanto quale sia la percezione esterna su cosa sia diventato. Pensare o pretendere che potesse far reparto da solo contro il Napoli, forse, può essere un'intuzione relegabile alla categoria bischerate. Se Joao Pedro è arrivato ad essere l'attaccante che è, probabilmente, è anche grazie ai suoi partner. Sottolineare il gol del Cholito significherebbe sparare sulla croce rossa, ma sarebbe anche una paraculata molto facile. Piuttosto mi preme evidenziare la dissoluzione dell'altro gemello di Joao, quel Leonardo Pavoletti che sembra decisamente uscito dal radar sotto l'egida di Walter Mazzarri. Ad oggi Keita sembra anni luce avanti nelle gerarchie, nonostante una squadra che sembra avere decisamente confidenza col cross, o quantomeno con meno difficoltà che nel resto delle proposte. Guai a prendersela col senegalese, ci mancherebbe, ma il gioco fatto di fraseggio e scambi che imporrebbe una coppia Keita-Joao Pedro è decisamente più cervellotico e complesso di quello che potrebbe svilupparsi con Pavoletti in campo. Che certo non può essere la panacea universale, ma un cross sporco dalla trequarti lo si può pescare abbastanza agilmente e può risolverti più grane del previsto. Se le idee non decollano, si alzi almeno la palla.