Alzi la mano chi, al triplice fischio della partita di Coppa Italia vinta contro il Catania, non aveva per un istante immaginato il Sant’Elia come autentico fortino inespugnabile. Peccato che, però, al primo tentativo l’Atalanta sia uscita dallo stadio cagliaritano con i tre punti, in virtù di due reti siglate a seguito di grossolani errori della compagine sarda.
Che non si pronunci il termine “sfortuna”, però. Sarebbe un grave sbaglio tirarla in ballo, arbitro compreso. È indubbio che il Cagliari abbia provato in più di una circostanza a trovare la via della rete, negata da un grande Sportiello e da uno splendido salvataggio sulla linea di Biava, e giunta, con un rigore trasformato da Cossu (gol dopo due anni e mezzo), troppo tardi. La dura legge del gol.
Due sono state le pecche che hanno servito le marcature nerazzurre sul piatto d’argento: il mancato ritorno di Ekdal in copertura, con Estigarribia libero di depositare in porta il suggerimento della “gazzella” Dramè, e il passaggio verticale suicida di Avelar (bandito da qualunque scuola calcio), intercettato da Boakye, il quale non si è fatto pregare la conclusione vincente dalla distanza, sulla quale Colombi è stato tutt’altro che impeccabile.
Il rigore realizzato da Cossu ha dato il là a un disperato tentativo di rimonta, negato da un super Sportiello che ha intercettato una conclusione ravvicinata di Dessena.
Al di là delle recriminazioni per una gara che, se fosse stata pareggiata o vinta dai rossoblù, nessuno avrebbe gridato allo scandalo (anzi), è emersa una gran mole di gioco, non finalizzata a dovere. Il perché? La mancanza di una punta centrale forte di testa, capace di sfruttare a dovere i cross provenienti dagli esterni. Indicativa, a questo proposito, la mancata chance per Longo, rimasto in panchina. Sau ha fatto quel che ha potuto, si è visto negare la gioia del gol, ma di testa non riesce a incidere, complice il fatto che non sia proprio un “gigante”.
Gli avversari hanno giocato una partita ordinata, non rubando nulla e riuscendo ad essere spietati quando ne hanno avuto occasione. La differenza, molto banalmente, l’ha fatta chi è riuscito a buttare la palla in rete. Certe volte il calcio, dunque, è uno sport più semplice di quanto possa apparire.
Il portiere Colombi manca ancora della adeguata personalità per guidare a dovere la difesa, e sul raddoppio atalantino è stato protagonista di un errore tecnico, le mezzali devono capire come si attuano correttamente le due fasi, e da Farias ci si aspetta sia più cattivo sottoporta.
Buona la prima, quindi, ma solo in parte. I rossoblù hanno lasciato il Sant’Elia tra gli applausi ma con l’amaro in bocca. Quello che Zeman ha mostrato in panchina, nell’ironica risata a fine partita.
I tre punti arriveranno? Domenica prossima sarà complicato, si farà visita alla grande Roma di Nainggolan e Astori. Un’occasione per testare quanto sia la personalità di questa squadra.
Ma noi tifosi abbiamo il dovere di crederci, sempre.