Al minuto 88 Godin stacca la spina e manda la palla sull'Asse Mediano, deo gratias. E se esiste una giustizia – ed esiste - quel punt verrà stoppato dieci volte su dieci da Alberto Cerri. La mette giù e, di fatto, comunica la fine del Sacro Romano Impero, dell'estetismo sfrenato, del palleggio esasperato sino all'indigestione, del terzino che fa l'ala e dell'ala che fa il confuso.
Qualcuno direbbe che ora si bada al risultato, ma cadrebbe nell'errore/tentazione di confondere un fallimento col masochismo. I punti piacciono a tutti, che ti chiami Leonardo Semplici o che ti chiami Eusebio Di Francesco. Il fatto è che non tutti gli allenatori perseguono l'obiettivo alla stessa maniera e con lo stesso profitto. E se il nuovo tecnico ha quasi già eguagliato il numero di vittorie del Mister Semifinale di Champions, non potrà essere solo questione di congiunzioni astrali.
Semplici non ha il pedigree di Allegri, il savoir faire di Guardiola e nemmeno la vincente boria di Antonio Conte. Ma sin dalle prime battute – e ne aveva dato ampiamente prova anche a Ferrara – ha dimostrato di essere una persona intelligente, requisito non indispensabile in tempi di pax deorum, ma assolutamente necessario per portare a casa salvezze da CossuStorariJeda, scritto rigorosamente tutto attaccato.
Ha ricevuto una proposta da una squadra inspiegabilmente depressa, ne ha capito le potenzialità , i limiti e ha individuato l'unico, imprescindibile diktat da imporre, whatever it takes: tutti insieme.
E allora ha dato fiducia ad un Pavoletti in crisi d'identità , sulla base di un assioma inconfutabile: senza fare gol non ci si salva manco cambiando sport. Il 30 l'ha ripagata con una zuccata-fototessera; manco il tempo di goderselo, e Semplici ha fatto riaccomodare in panchina il centravanti per lanciare un messaggio fortissimo all'altro personaggio in cerca di autore, quel Simeone un quarto bulldozer e tre quarti anima fragile. Pazienza se il Cholito non ha brillato, e se in mezz'ora Pavoletti ha fatto il doppio dell'argentino in un'ora. Perché Semplici aveva già recapitato il suo messaggio: tutti insieme. Come un Klavan titolare, come un Zappa che ritorna dal 1' nonostante un sontuoso Nandez sulla fascia, come un Deiola e un Cerri buttati nella mischia nel momento più delicato.
Come quando, durante l'assalto finale del Bologna, il mister si è voltato verso la tribuna e ha chiesto ai mille di scatenare l'inferno, aizzando i quattro gatti come posseduto da Al Pacino in versione Tony D'Amato.
E ora qualcuno inizia a crederci per davvero.