È successo di nuovo, e forse dare la colpa alla giovane età è semplicistico oltre che ingeneroso. L'Inter ha fatto l'Inter, andando sotto (come ci ha abituato a fare quest'anno) meritatamente e senza appello; poi Conte ha mischiato le carte, ha pescato dalla sua infinita panchina, scatenato la rivoluzione francese e ribaltato la gara. Il Cagliari ha fatto quasi il massimo. Ma il quasi è d'obbligo, perché se non esistesse i tre punti avrebbero preso la direzione di Asseminello, e l'obiettivo ora è spacchettare la partita e capire quale sia il pezzo di legno a far crollare la torre nel jenga del lunch match.
Capitolo primo: la difesa a zona sulle palle inattive. È davvero necessaria? Una moda – o un virus, fate voi - che sta trascinando mezza serie A. E in effetti quando Guardiola la applicava al suo Barcellona era una figata bestiale, con otto-nove bajitos in campo e un unico modo per reggere l'onda d'urto dei calci piazzati. Ma con una formazione di colossi in campo, dove un quasi uno e novanta come Carboni manco va a saltare sulle inattive offensive per beata abbondanza, non sarebbe forse il caso di tornare alla vecchia e impolverata difesa a uomo? Del resto non è la prima volta che il Cagliari, una squadra che potenzialmente potrebbe dominare sul gioco aereo, si fa sorprendere sui piazzati.
Capitolo secondo, l'odore del sangue. È lì che i rossoblù devono sbranare. Non appena la ferita comincia a colare, il Cagliari deve smettere di gettare sale e chiudere le partite, sia che l'avversario sia lo Spezia, sia che sia l'Inter. L'anno scorso i giorni illuminati del Maranismo coincisero con un cinismo quasi disarmante dei sardi, che venivano presi a pallate al San Paolo e lo espugnavano senza colpo ferire. Ora si coltiva il bello e meno lo sporco, ma è proprio dallo schizzo sulla tela che nasce il capolavoro.
Terzo capitolo, l'imprevedibile ed indiscutibile dipendenza da Sottil. Con l'ala in campo, anche al netto della sua semi-anarchia, i rossoblù sono una roba. Togli il 33 e il Cagliari si banalizza, leva un pensiero (manco piccolo) agli avversari e si abbassa, sempre e comunque. Aldilà del gol, peraltro molto bello, oggi Sottil è l'uomo in più dei sardi, il giocatore di cui Di Francesco non può assolutamente fare a meno, e forse non è un caso che l'Inter abbia iniziato a macinare il campo dalla sua uscita.
Resta una buona prestazione e rimangono segnali incoraggianti (ma ora anche basta coi segnali, è il momento dei punti). Mercoledì sarà già tempo di campo, si vola a Parma, guarda caso rimontato ieri notte da una milanese. Ma con un Nandez in più.