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Sono il Signor Cragno. Risolvo problemi

Le 100 in rossoblù, l'esordio in nazionale: il portiere sempre più protagonista

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Nel novembre del 2017, poggiando la testa sul cuscino, un italiano su quattro - forse su tre - aveva ottime probabilità di vedere il glaciale volto di Robin Olsen comparire nel sonno. Il gigante di Malmoe aveva appena trasformato Giampiero Ventura nella persona più detestata dai calciofili italiani dai tempi di Raymond Domenech, con due allunaggi che convinsero la dirigenza della Roma a consegnargli l'impossibile eredità dell'alieno Alisson. Poi la storia andò come andò, nella Capitale giocò il fratello scarso – a tratti imbarazzante – di Olsen e i giallorossi si convinsero a comprare qualsiasi essere vivente col pollice opponibile pur di schierarlo al posto dello svedese. La scelta ricadde su Pau Lopez, decente coi piedi e molto meno decente con le mani, ma questa è un'altra storia.

Fatto sta che mentre Olsen (non) parava da Zelig all'Olimpico, tra guantoni scivolosi e uscite da camicia di forza, tale Alessio Cragno da Compiobbi si consacrava come il miglior portiere del campionato italiano, forse secondo (in quell'annata) solo a Sirigu. Spesso sfugge dai ricordi e dalle percezioni attuali, ma quella salvezza del Cagliari portava il marchio col fuoco delle parate di Cragno quanto ( e più) i gol di Pavoletti. Il dettaglio non ininfluente è il passaggio in infermeria proprio del duo Alessio-Leonardo, potenziale e teorica colonna vertebrale di una squadra orfana del genio di Barella.

A sostituire il numero 28 proprio lui, Harvey Due Facce Olsen, trattato da pacco postale dalla Roma. Poi è vero che in Sardegna Robin, alla prova dei fatti, è sembrato più l'incubo di Ventura che quello della Curva Sud giallorossa (anche al netto dell'ingenuità – e ci teniamo bassi - immonda di Lecce), ma uno dei più grandi misteri, al pari dei cerchi sul grano, resta la perdita di consensi di Cragno registrata nei mesi dell'infortunio, come se i meriti di Olsen fossero demeriti dell'attuale estremo difensore del Cagliari. Tutt'ora, per un Cragno che costruisce zattere nei naufragi e nega la sagra del gol all'Atalanta, orde di tifosi puntano il dito sul gol di Zapata assicurando – mano sul fuoco – che un diagonale del genere il signore svedese non l'avrebbe fatto passare manco sotto tortura. Pazienza se il portiere rossoblù meriterebbe tre-quattro altari per tutte le volte in cui ha strappato la camicia, mostrato la S di Superman e salvato il Cagliari, pazienza pure se questa potrebbe essere l'ultima annata sarda in cui godersi le sue prodezze.

Nel frattempo esordisce in nazionale e porta a casa un'altra fetta di pane, mentre silenziosamente – con le 100 in rossoblù in cascina – diventa un pezzo di storia di quel Cagliari che chissà quante altre volte ancora si appellerà a lui. Sono il signor Cragno. Risolvo problemi.

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