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Troppo caldo per sognare

L'analisi del match contro la Fiorentina

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Fa caldo e si vede. Perché arriva un momento della gara, lo si percepisce senza difficoltà, in cui i giocatori iniziano a vagheggiare l'ombrellone e desiderare di essere ovunque meno che in campo. Le squadre si allungano, il concetto di partita di calcio sfuma e le passeggiate si moltiplicano.

È calcio di luglio, quello da vacanza, e quando Nandez e Rog partono in progressione sembrano trasumanare. Simeone continua a pressare a tutto campo, si propone con fendenti (più che inserimenti) e il vecchio Klavan trova la gamba per portare a scuola di allunghi Vlahovic.

Questo per dire che sarà pure un calcio dadaista (o forse semplicemente decadentista), ma se c'è qualcuno che ancora sembra avere benzina, quel qualcuno è il Cagliari. Una piccola nota positiva - ancor più singolare se considerata la rosa non esattamente chilometrica - in un periodo non esaltante.

Eppure non bisogna lasciarsi trascinare - e ingannare - dall'amarezza: per quanto i rossoblù stiano abbandonando solo ora il sogno Europa, non del tutto tramontato ma vicinissimo al risveglio, il fallimento della missione va cercato nell'inverno, quando il Cagliari dimenticò la vittoria ma rimase, quasi surrealmente, aggrappato alle zone alte. Era solo inerzia, perché mentre Milan e compagnia non si davano alla fuga, là dietro si accorciava, dal Bologna al Sassuolo. I sorpassi erano questione di tempo, ed è bastato un bottino da otto punti in sei gare (non trascendentale ma nemmeno una discarica) per vedere le auto sfrecciare alla sinistra.

Il match di ieri ha esibito, un po' come quello con l'Atalanta, una squadra che provava ad andare oltre i suoi limiti. Ma tirar fuori energie inesplorate non è mai facile, nemmeno a novembre con le gambe su di giri. Figuriamoci a luglio. Ora vince l'inerzia, e chi la inverte è un eroe. 

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