Palla persa da Dybala. Ottima conduzione del contropiede, cinque uomini ad accompagnare la transizione, cross di Nandez, Bonucci sale lentamente e Castro insacca di testa.
Stavolta no, stavolta non è successo. Maran ha provato a camuffare l’Allianz Stadium, vestendolo da San Paolo e cercando il golpe in versione dejavu. La missione era chiara: prendersi per mano, resistere al tiro a segno e tentare il contropiede. Eppure le ripartenze non si sono praticamente mai viste, e l’unica volta in cui il Cagliari ha ribaltato efficacemente il campo Nainggolan ha calciato l’erba.
La Juve ha gironzolato attorno alla tana del topo, aspettando l’errorino, e dopo cinquanta minuti di guerra di trincea è arrivato quelle grosso, quello da matita blu. Contro i bianconeri si può subire gol, e in certe giornate, soprattutto quelle in cui il ragazzo portoghese fa un giretto nell’iperuranio calcistico, se ne possono subire anche quattro. Ma devono essere guadagnati, sudati e strappati. Se l’assist lo fa Klavan, allora lasciate ogni speranza.
Le note positive son davvero poche, perché di rossoblù c’è stato davvero poco: si possono segnalare 50’ più che dignitosi di Walukiewicz, qualche altro bel riflesso di Olsen e un Joao Pedro che stava per segnare pure in una partita da raccolta indifferenziata.
I risultati dagli altri campi vengono ancora incontro al Cagliari: il Parma si fa ridicolizzare (e ridimensionare) da un’Atalanta che dimostra (se mai ce ne fosse bisogno) di essere troppo distante dai sardi per correrle dietro. Il Napoli inciampa ancora con una partita piuttosto modesta, e il Milan fa cilecca in attesa dei primi miracoli del Nuovo Testamento Zlataniano. Vince solo il Torino, a Roma: i granata (insieme con la banda Gattuso) sono la vera contender degli uomini di Maran, che dovranno esser bravi a digerire gli scossoni delle scorse settimane e delle prossime (sta arrivando un periodaccio).
Un po’ di serenità potrà arrivare dal cambio di rotta: la Champions non è più un obiettivo, ammesso che lo sia mai stato, ora i sardi potranno giocare il loro campionato col coltello tra i denti e padroni del proprio destino. L’Europa resta ampiamente alla portata e nei prossimi giorni qualche volto nuovo varcherà le porte di Asseminello.
I sogni più intensi non sono i più profondi, ma quelli che resistono ai risvegli.