È tutto nell'aria. Un gol di Cerri per ribaltare la Samp lo si respira, uno di Ragatzu per andare a prendere un Sassuolo in fuga ti scorre nelle vene. Perché la palla passa nell'unico spiraglio pensato e pensabile, quell'angolino tra la manona di Turati e un palo che assiste ad una storia da raccontare: non c'era altro spazio. Come quando un rigore si schianta contro i dodici centimetri di diametro della traversa, anziché insaccarsi nei due metri e mezzo sottostanti.
Se le cose vanno così, anche chi non crede alla scaramanzia non può non notare che tutto stia filando nel verso giusto. Cambia solo il protagonista, ogni settimana più romantico, ogni settimana più narrativo. La scorsa volta era stato il turno di un gol che poteva (e può) aprire una porta e cambiare una traiettoria, ieri la sensazione è stata quella di un cerchio chiuso, l'ultimo bacio che non poteva e non doveva mancare.
Daniele Ragatzu se lo meritava, non tanto per il valore in sé (non poco), ma per quanto abbia sudato per questa maglia. Ha dovuto girovagare, segnare, girare ancora, scartare difensori ed essere scartato da club di ogni categoria per tornare lì dove aveva cominciato, lì dove era naturale che stesse. Anche per questo, sarebbe bello che una maglia, anche se da riserva, fosse sua ancora per tanto tempo: io non credo sia questo il futuro, e penso che dopo quest'anno il Cagliari saluterà Ragatzu, andando a coprire la quota "cresciuti nel vivaio" con qualche prodotto Canziano. Se così dovesse essere, perlomeno non sarà passato invano.
C'è poi un protagonista che non cambia davvero mai: Joao Pedro, mister 10 gol, come mai era stato in un intero campionato, ma spalmati in quindici gettoni. Merito suo e di una fiducia mai respirata negli ultimi anni, certo, ma merito anche di quel signore che spesso becca il 5 in pagella per tenere Joao dove osano le aquile (e Lukaku e Immobile): Giovanni Simeone, fondista prestato all'area di rigore, l'uomo che sta correndo anche per il brasiliano regalandogli una lucidità sotto porta sconosciuta sino ad oggi. È lui ingranaggio che non ti aspetti, quello che non si vede ma gira e fa girare. Importante per una vittoria, fondamentale per un campionato.