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Era tutto prevedibile, ma così fa male: eppure la bella notizia c'è

L'analisi del match contro la Lazio

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Spesso siamo perfettamente coscienti dell'inevitabile arrivare degli eventi, e per questo sappiamo affrontarli a testa alta. Ci auguriamo soltanto che quell'evento, certo o quasi, arrivi nelle modalità che preferiamo, che sappia esser dolce nella sua amarezza.

Era sin troppo chiaro che il trittico Roma-Napoli-Lazio sarebbe stato tosto, ma da queste parti chiunque sperava che non lo fosse così tanto. Il Cagliari ha subito una clamorosa asimmetria motivazionale nei confronti delle big, entrate in campo decisamente più determinate. La prova di questo discorso è evidente nella sfida coi campani, partita in cui i sardi son andati vicini al punticino ben più di quanto non sia successo contro le romane: in quel caso la storica rivalità coi partenopei aveva riacceso la lampadina, fulminata poi sul braccio largo di Cacciatore.

Soprattutto oggi il Cagliari ha potuto constatare quanto possa risultare complicato giocare senza Ceppitelli. L'impressione è che l'importanza del centrale rossoblù nello scacchiere di Maran sia decisamente sottostimata. Forse perché non ruba l'occhio, probabilmente perché non ha il fenotipo da gladiatore romano, ma c'è un motivo se qualsiasi allenatore passato dalla Sardegna non sappia rinunciare a lui. Ceppitelli migliora i compagni di reparto, li guida e li orchestra, sa dove può risultare utile alla squadra e si fa trovare lì. Non è un mostro di dinamismo ma ha un Q.I. sopra la media, e senza lui il Cagliari sbanda.

E in effetti ieri i rossoblù ci hanno capito veramente poco: la Lazio sfondava sempre, andando a creare palle gol praticamente ad ogni azione. Persino Pellegrini, solitamente emergente anche nelle alte maree, veniva completamente asfaltato da Marusic.
A centrocampo i laziali davano quasi l'impressione di giocare in superiorità numerica, con Padoin e Deiola preoccupati più nel gestire le scorribande dei quinti biancocelesti che nell'andare ad offendere ed allungare la squadra. Un tantino ingenerose le critiche alla mezzala di San Gavino, uno dei più mobili in campo: l'errore sotto porta pesa, ma lui era stato molto bravo a dettare il passaggio, Proto si è superato e la conclusione non era comodissima come poteva sembrare.

La bella notizia è quel signore con la 29 rimettere piede in campo. I contrasti son fisiologicamente timidi, il look è diverso. Il piede è sempre quello, col cioccolatino post dribbling servito a Pavoletti. Ci sei mancato, Pata.

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