Il trentaquattresimo si riposò. Confezionato il mini-capolavoro dei 40 punti, i sardi spacchettano il loro decimo posto gigioneggiando all’Olimpico e archiviando la trasferta nel giro di dieci minuti. La Roma non è una macchina da gol, ma col Cagliari passeggia: perché ha grandi saltatori e sulle inattive i rossoblù sonnecchiano, perché ha velocisti che si esaltano in campo aperto e i sardi concedono praterie. Il fatto che in una sconfitta per tre reti a zero il migliore in campo risulti il portiere la dice lunga su come il Cagliari (non) abbia giocato questa partita.
Tra le due squadre c’erano grosse asimmetrie motivazionali, questo è vero, e sommate ad un gap tecnico non indifferente potevano produrre una sfida senza storia. Così in effetti è stato, perché tolta la breve reazione di puro istinto di sopravvivenza post 2-0 (o di relax romanista) non c’è stata una fase della contesa in cui il Cagliari abbia dato l’intenzione di poter tornare in partita.
Ci ha provato Barella, che ha provato ad alzare il livello delle giocate affilando i coltelli, e ci ha provato anche Pavoletti, che spesso si è offerto in ripiegamento per dare una mano ai compagni. Però si sa, il 30 funziona quando è servito, quando i terzini azzeccano la partita, e ieri non era assolutamente giornata. Da una parte Cacciatore appariva ancora in evidente difficoltà , indietro a livello di condizione e pure non in giornata di grazia dal punto di vista tecnico. Dall’altra Pellegrini andava a soffrire maledettamente la sfida nella sfida col suo futuro, venendo asfaltato da un Florenzi decisamente in vena e risultando nullo in fase di proposizione. Il risultato è stato un Cagliari sterile, pericoloso solo con qualche sporadica botta dalla distanza e poco altro.
Probabilmente Maran aveva messo in conto la possibilità di non fare punti contro una Roma col coltello tra i denti, ma difficilmente si sarebbe aspettato che la sconfitta arrivasse in questo modo, con una squadra rinunciataria e imballata. I sardi ci hanno abituato a partitacce lontane dalle mura amiche, questo sì, ma la sfida saltata a piè pari mancava all’appello da un po’. Nell’ultimo periodo i rossoblù davano l’impressione di poter giocare alla pari con chiunque e ovunque, contando su qualche ambizione azzurra da consolidare e un Pavoletti voglioso di andare a prendersi il record personale di gol. Ieri son mancate le challenge personali, quelle che avrebbero dato quell’input in più ad una squadra in infradito dalla sfida col Frosinone.
Sarà necessario reagire da subito, perché le partite ancora da giocare sono quattro, il campionato deve essere onorato e il decimo posto (almeno) inseguito.