A pochissimi piace il canovaccio tradizionale, la storia che si ripete. La stragrande maggioranza preferisce sorprendersi, scegliere la novità, il finale che non ti aspetti e il racconto che si ribalta. Ci sono però le dovute eccezioni: quando la reiterazione degli eventi coincide con una zuccata di Pavoletti che significa salvezza allora sì, ben venga la ripetizione, che la storia si ripeta.
Il gol del centravanti rossoblù è un misto di tante cose: c'è la voglia di andare a prendersi il risultato oltre ogni limite; c'è la letale giurisdizione rossoblù sulle vie aeree, autentico leit motiv di questo campionato; c'è il senso di un gruppo straordinario, che ben si riassume nel sorrisone del bomber con la 30.
Oggi il Cagliari è una delle 2-3 squadre più in forma del campionato, con i suoi quindici punti strappati nelle ultime otto gare (solo la Juventus ha fatto meglio). Era fondamentale far fuori anche la Spal, che aveva vinto le scorse tre partite e viveva un momento straordinario: i ferraresi avevano gamba e lo hanno dimostrato, alzando notevolmente il ritmo col passare dei minuti. Probabilmente lo stesso Semplici sapeva di avere più benzina, e su questo gap di carburante voleva giocarcela: non è un caso la scelta di partire con Petagna fuori, più stanco dei suoi compagni per aver giocato senza sosta nell'ultimo periodo, e tenerselo in canna per spaccare la gara nella ripresa. In effetti la differenza di condizione si è percepita, perché nella seconda frazione i sardi arrivavano spesso in ritardo.
Tuttavia, col crescere della fatica è salita notevolmente la qualità delle giocate rossoblù, a partire da Barella: impreciso nella prima parte di gara, sontuoso nella seconda, quando è salito in cattedra e non ha sbagliato mezzo pallone.
Chi non è andato mai in affanno, nemmeno nel secondo tempo, è stato Luca Pellegrini, un autentico martello per 90': Dickmann non ci ha capito assolutamente nulla, e nella ripresa ha "costretto" al cambio Semplici, uscendo dal campo completamente ubriaco. Questo ragazzo continua a crescere, in Sardegna ha trovato il suo habitat naturale, merita di continuare a maturare nell'isola e Cagliari merita un altro anno con lui. Tornare subito a Roma per fare da scudiero al Kolarov di turno sarebbe tempo perso. È lui uno dei protagonisti, se non il principale attore, di questa salvezza virtuale conquistata con una primavera da impazzire.
D'ora in poi si potrà vivere il resto di campionato con maggiore serenità, sperimentando, testando e programmando. Costruendo e gettando le basi per un futuro, ancora tutti assieme.