È tutto regolare fin quando è irregolare. Realizzi che l'ordinario sta celatamente cedendo il passo allo straordinario quando ci fai l'abitudine, quando qualcuno inizia a recitare quasi a memoria Verratti-Jorginho-Barella, quando Nicolò è lì non per grazia ricevuta e per nessuna congiunzione astrale. È lì semplicemente perché è normale che sia lì, perché la nazionale è nulla meno e nulla più che il suo habitat naturale. Allora qualcosa è cambiato, allora c'è qualcosa di diverso in quel ragazzo.
Siamo onesti, nel corso degli anni diversi giocatori del Cagliari hanno vestito la maglia azzurra, ma nessuno di essi aveva davvero genotipo e fenotipo all'altezza di quel colore. Le convocazioni a tinte rossoblù rispondevano più a stati umorali momentanei, a momenti magici o magiche illusioni, eroi mensili o di passaggio, giocatori in fiducia che scaldavano la piazza e stuzzicavano le stravaganti fantasie del CT di turno.
Barella no. Barella è un giocatore della nazionale che gioca bene non perché in forma, non perché in un periodo d'oro: gioca bene perché gioca bene. Ieri il 18 del Cagliari è stato nuovamente schierato titolare, ancora al fianco dei soliti due. È stato meno trascendentale del solito, vero, ma pazienza. Lo stesso Jorginho ha dichiarato nel post gara di trovarsi alla grande con Nicolò e Verratti, dimostrando che il trio stia man mano raggiungendo un affiatamento tale da poter fare della chimica in mediana un punto di forza.
Certo fa strano vedere un terzetto composto da un giocatore del Paris Saint Germain, uno del Chelsea ed uno del Cagliari, ma qualcuno ormai si sorprende un po' meno. Segno del tempo cambia, del nuovo che avanza, di Barella che va. Fortissimo.