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Con la testa già in vacanza e con i tifosi senza più amore incondizionato

L’analisi della sconfitta in terra partenopea

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In principio Ivo Pulga disse: “Andiamo a Napoli per rovinargli la festa dopo la conquista della Coppa Italia”.
Peccato che tra il dire e il fare, ieri sera al San Paolo, ci sia stato un mare ancora più grande di quello che separa la Sardegna dalla Campania.
Il Cagliari è sceso (?) in campo con la testa altrove, senza desiderare, oltre a non essere capace, di affrontare con la giusta determinazione un avversario affamato di ulteriori punti che legittimassero un meritato terzo posto.

A Napoli sarebbe potuta essere proprio l’occasione giusta per il “colpaccio”. Il clima che si respirava, infatti, non era certo dei migliori: partita a rischio, stadio in religioso silenzio, che si risvegliava soltanto per inneggiare a Ciro Esposito, il ragazzo vittima, ma probabilmente anche causa, degli scontri di sabato sera a Roma.
Ma chi ha dato la conferma di non essere ancora in vacanza sono stati, invece, soltanto i padroni di casa, protagonisti di un semplice, quanto spettacolare, allenamento. Degli avversari, infatti, nemmeno l’ombra.

Anzi, qualcuno dei rossoblù era in campo, eccome. Non è mancata la grinta di Dessena ed Eriksson, ma soprattutto quel Victor Ibarbo che ha festeggiato le 100 presenze in Serie A con la maglia della compagine sarda, e che per 90’ ha predicato nel deserto, chiedendo a gran voce un supporto che non è giunto. È stato costretto a rientrare fino al cerchio di centrocampo per recuperare palloni giocabili, specie quando la squadra è stata lasciata in dieci in virtù dell’espulsione di Silvestri.

Capitolo Silvestri: l’espulsione, peraltro casuale, è stato un semplice incidente di percorso. La parata sulla conclusione di Dzemaili nel corso del primo tempo è il vero, ennesimo biglietto da visita, che conferma ulteriormente le potenzialità del giovane portiere. Sarà lui uno dei punti fermi sul quale costruire il Cagliari del futuro?

In difesa si è invece materializzato un autentico “fattore Astori”. Non si sa se il centrale abbia voluto fare un piccolo regalo alla fidanzata, partenopea, o ad una sua storica pretendente, il Napoli. Sta di fatto che due reti su tre sono state, per larga parte, opera sua. Il Mondiale, giocando così, potrebbe rimanere solo un bel sogno di primavera, destinato ad essere conservato nel cassetto.

E, per una volta, una menzione in negativo deve essere rivolta anche ad Ivo Pulga: il tecnico modenese, diversamente dalle scorse gare, ha schierato una squadra troppo bassa, arroccata dietro la linea della palla, e autrice di uno sterile quando inutile possesso palla. Risultato: tre gol incassati (sarebbero potuti essere molti di più) e appena due conclusioni nello specchio avversario, una per portiere (Reina e Colombo).

Così, insomma, non si va da nessuna parte. La squadra deve comprendere che onorare il campionato deve essere la conditio sine qua non. Ieri sarebbe stato opportuno giocare, e non fare finta di passeggiare sul terreno di gioco; e nessuno avrebbe avuto da controbattere se si fosse usciti sconfitti per 3-0, tutti, però, con le maglie sudate.

Che contro il Chievo, dunque, nonostante sia l’ennesima partita per pochi intimi, l’ultima casalinga di un campionato a dir poco surreale, e con quattro titolari assenti per squalifica, possa arrivare puntuale il riscatto. Senza mettere in scena la classica “farsa” di fine stagione: i clivensi lottano per non retrocedere, e il Sant’Elia non dovrà diventare facile terra di conquista.

I tifosi, molti dei quali a lungo andare (complici le intricate vicende attorno all’universo cagliaritano) stanno perdendo l’amore incondizionato che hanno per i colori rossoblù, sono i primi ai quali riservare maggiore rispetto.

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