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La silenziosa rivoluzione di Maran

L'analisi del Match contro il Palermo

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Primo giorno di scuola andato. La nuova maestra ha cambiato la disposizione dei banchi, e se all'inizio tutto sembrava filare liscio, dopo la ricreazione gli studenti hanno iniziato ad accusare il colpo. Alla fine la pagnotta è stata portata a casa, ma sarebbe bastato che la Sardegna Arena fosse stata costruita pochi centimetri più in là per vedere Moreo esultare e il Palermo prorogare il discorso all'overtime.

Eppure questa partita lascia un dato significativo: Maran ha cambiato il Cagliari ben più di quanto ci si potesse aspettare. Non è ancora chiaro se la rivoluzione silenziosa stia operando nel verso giusto, eppur si muove, questo sì.

Il tecnico ha "bluffato" con un rombo che sapeva tanto di vecchio caro solito Cagliari, ma lo ha rimodellato a sua immagine e somiglianza. Ha lavorato sui concetti e sulle falle della passata stagione, e su quest'ultimo aspetto sta, a mio avviso, la più intelligente intuizione dell'ex allenatore del Chievo: aver colto che il difetto sistemico di questa squadra era la malinconica e intangibile solitudine degli attaccanti, spesso sacrificati là davanti in una terra abbandonata, come degli ostaggi dimenticati da un centrocampo smemorato.

L'idea di fondo è dunque chiara: avvicinare i reparti, evitare il vagabondaggio in solitaria, facilitare le catene. In poche parole, avvicinare il centrocampo all'attacco. In questo senso, il Cagliari di Maran somiglia più ad un 4-1-3-2 che non ad un vero e proprio 4-3-1-2, con Cigarini o Bradaric in regia e tre uomini a giostrare tra la mediana e il feudo di Pavoletti e il vassallo di turno. Certo, serve gamba, freschezza, quella che i sardi hanno avuto per un tempo, imponendo ritmi tutt'altro che estivi, per poi calare vistosamente nella ripresa, quando il signor Agosto ha presentato il conto. Effettivamente, rispetto all'anno scorso, Pavoloso sembra decisamente più coinvolto e meno lasciato a sé stesso, partecipa alla manovra e ha qualche opzione in più della classica spizzata per l'accorrente Faragò o Lykogiannis, filastrocca ripetuta a memoria nella passata stagione.

Qualcosa sta cambiando, e la sensazione è che anche il centro lost and found possa presto salutare giocatori come Ionita e Sau. La rivoluzione è appena cominciata.

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