Partecipa a Blog Cagliari Calcio 1920

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Perché le cose cambino, cambino le persone: Cagliari, è tutto vero: anche quel divorzio a cuor leggero

L'analisi del match contro il Verona

Condividi su:

È solo un sogno, è solo un sogno, è solo un sogno. Ora ci svegliamo tutti e la zona retrocessione dista dieci-quindici punti e Joao Pedro la piazza all’incrocio. Solo che i pizzicotti non funzionano, la sveglia non suona e gli occhi sono aperti.  E sta a vedere che è tutto vero.

È vero che il Cagliari ha solo due punti di vantaggio sulla zona retrocessione, è vero che il Cagliari è riuscito a ridar vita ad una delle squadre meno presentabili degli ultimi campionati, è vero che il Cagliari rischia tremendamente di retrocedere, con buona pace della società e dei dodici milioni (gli stessi pagati dal Napoli per Roberto Inglese, 27 anni) scuciti per rilevare il trentenne Pavoletti dagli stessi partenopei (chiamali fessi).

Un atto quasi dovuto, vista la partenza da copertina di Marco Borriello che necessitava pronta risposta tecnica e mediatica. Il fatto è che Pavoloso è un campione di simpatia, uno che al tifoso medio non può non piacere, con quel sorriso e quella voglia di sbattersi per 90’, mentre Borriello per lo stesso tifoso è un gran pezzo di sterco, un mercenario, non è Pavoletti insomma. Purtroppo, aggiungo. Perché l’anno scorso era tutto molto facile, perché quando il Cagliari giocava la solita partitaccia arrivava la pallaccia sporca e l’antipatico la trasformava in gol, in tre punti, in una birra ed un sorriso uscendo dallo stadio. Ma quest’anno se la palla non finisce sulla testa del 30 chi segna?

Non Sau, non il suo ologramma, non il suo sosia. Il funambolo che aveva fatto innamorare mezza Italia oggi è un vagabondo senza meta, uno di quelli che gira per il campo e magari chiede indicazioni al primo che passa. “Dov’è la porta?” è lì, cara controfigura, è lì in fondo, ma ora ci ridai il nostro Marco?

Non Farias, che è spesso infortunato ma anche se non lo fosse ha una voglia di andarsene sin troppo evidente, e ormai gioca con la voglia del bambino costretto ad aspettare di digerire il pranzo per fare il bagno.

E sapete cosa c’è? C’è che il realizzatore è l’ultimo dei problemi. Il problema sta a monte, certamente di essere arrivati a cuor leggero al divorzio con uno dei migliori direttori del nostro calcio, nell’idea di rifiutare il nuovo per riaprire i battenti al vecchio, alle minestre riscaldate, ai contentini alla tifoseria, che merita molto più che parafulmini per evitare contestazioni e fischi.

Il ritiro è l’ennesimo provvedimento di emergenza innanzi ad una grottesca situazione in cui troppo spesso i responsabili si son nascosti dietro a soluzioni last-minute di dubbio gusto.

Perché le cose cambino, cambino le persone.

Condividi su:

Seguici su Facebook