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Cagliari, se... John Lennon, Cesare, il Giappone, il mea culpa di Van der Wiel e il punto a 34 carati

L'analisi del match contro la Roma

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Sapete che se John Lennon quel giorno non fosse tornato a casa Mark Chapman non l'avrebbe mai potuto sparare? Allo stesso modo a Roma non si sarebbe combattuta la guerra civile se Cesare non avesse superato il Rubicone, e Hiroshima e Nagasaki sarebbero ancora intatte se il Giappone si fosse arreso prima. Ora, se non esistessero i minuti di recupero, se la palla fosse carambolata qualche centimetro più in là o se Cragno l'avesse trattenuta, ora staremmo qui a parlare di un punto da 34 carati.

Solo che John Lennon tornò a casa, Cesare disse "il dado è tratto" e i nipponici pensarono di poter ancora vincere la guerra. Così sei minuti di extra time, la palla che sbatte addosso a Fazio come fosse un centro di gravità e Cragno non la trattiene. Zero punti, tanti, tanti rimpianti.

Sull'azione del gol il mea culpa dev'essere pronunciato da Van der Wiel, che dopo una partita così così (all'inizio Kolarov e Perotti se lo mangiano, nel secondo tempo prende le misure) si addormenta e tiene mezza squadra in gioco. Il fratello che asfaltava i campi sudafricani con la maglia Orange ancora non è passato dalle parti di Cagliari.

Un vero peccato, perché i sardi per 90' avevano retto più che egregiamente l'onda d'urto romanista, anche grazie ad un sontuoso Romagna, che a vent'anni clicca Ctrl+Z e annulla completamente Edin Dzeko, il signore ventottesimo al Pallone d'oro appena assegnato.

Una bella prova di squadra, con i rossoblù molto corti a giocare in 30-35 metri. A volte, onor del vero, i sardi si schiacciano un po' troppo, soprattutto nella seconda frazione quando non ripartono manco sotto tortura. In questo senso ottimo l'ingresso di Farias, che alza il baricentro con le sue giocate a rompere il pressing. Quindici-venti minuti da fenomeno, gioca da solo e rischia pure di tirar fuori il coniglio. Poi la Roma cresce e il brasiliano non riceve più mezzo pallone.

La nota più lieta è la fascia al braccio del ragazzino a centrocampo. Nicolò la eredita da Joao Pedro, sostituito, superando Murru e diventando il più giovane capitano della storia del Cagliari. Un altro piccolo mattone è stato messo. Barella non ha nulla a che vedere con la normalità e, se il suo spropositato talento non lo porterà verso altri lidi, i sardi si preparino ad aggiungere la 18 alla 5 e alla 11.

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