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Cagliari, tanto non ne vale la pena, tanto va bene così

L'analisi del match contro il Torino

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Il nulla all'improvviso. Nel giorno della Nord svuotata dalla bagarre per la tessera del tifoso, a scomparire dal campo non sono stati solo gli ultras, ma anche il Cagliari, che dopo trenta minuti di fuoco son entrati negli spogliatoi senza manco passare dal tunnel.

Campo libero al Torino, che senza denunciare la scomparsa dei rossoblù ha sfruttato l'occasione cancellando i sardi dalla partita e dilatando la lontananza dalla vittoria del Sant'Elia. Sabato arriverà il Chievo, e saranno passati tre mesi esatti dall'ultimo boato finale dello stadio cagliaritano. È un dato che fa riflettere, perché pone l'accento sulla disarmante difficoltà del Cagliari nel fare la partita, nell'imporre il proprio gioco, specie quando negli undici non figura il numero 22.

Marco Borriello, quel ragazzotto di quasi trentacinque anni che aveva fatto storcere il naso a una grossa fetta di pubblico al suo arrivo nell'isola e che oggi risulta essere l'ago della bilancia di un Cagliari pericoloso con lui e inconsistente senza. E la foto della partita sta proprio nella sua uscita dal campo alla mezz'ora (un fastidio che si spera essere solo tale).

Da quel momento in poi, il Cagliari bello, spumeggiante (e in vantaggio) cede il passo al Toro, palesando tutta l'insostenibile leggerezza del proprio attacco, con un Sau che a furia di star solo là davanti si sta quasi abituando alla vita solitaria, trasformandosi in punta multipla che corre, si sbatte, lavora, suda, sputa sangue ma che, piccolo dettaglio non del tutto marginale, non segna proprio mai.

Chi potrebbe dargli una mano entra troppo tardi, quando la sfida è in ghiaccio e i granata sono in pieno controllo: Han, 18 anni e gli occhi (a mandorla) che trasudano una fame atavica. Il tempo a disposizione del nordcoreano è poco, ma dalle sue parti son abituati a sfruttare ogni secondo a disposizione. E infatti Han ci mette poco più di cinque minuti a trovare il primo gol in Serie A, quasi a voler comunicare che anche lui corre, anche lui si sbatte, ma vuoi la fortuna del principiante, vuoi il caso galantuomo, lui la butta pure dentro.

Purtroppo la prima ventata dell'est è solo una folata nella bonaccia più totale, quella che blocca le foglie ed impedisce ai gabbiani di planare nell'aria. Regna la sedentarietà, l'immobilità, prendiamo lo schiaffo e poi valutiamo se restituirlo, a volte sì, a volte no, tanto siamo salvi da gennaio, tanto non ne vale la pena, tanto va bene così.

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