Il calcio, talvolta, può diventare una seconda possibilità. Un riscatto, da parte di chi ha la fortuna di essere nato con i piedi buoni, per scappare da una città che altrimenti l’avrebbe visto crescere in maniera differente. Marco Borriello, bomber del Cagliari, non è solo sorrisi e copertine sulle riviste più in voga, ma nasconde un passato oscuro. È stato Luca Telese a raccontarlo, in una toccante intervista sul quotidiano “Libero”.
“Sono cresciuto a San Giovanni a Teduccio, in provincia di Napoli. Non mi separavo mai dal pallone. Ma poi accade la tragedia: mio padre viene ucciso dalla camorra, avevo 11 anni. Vengo su coi miei due fratelli. Mia madre faceva tutto, anche da papà".
Poi la “fuga” da Napoli: “Mia madre credeva che nel mio quartiere non potessi essere tranquillo. Vado allora in un collegio di giovani calciatori in Emilia Romagna. Lei veniva a trovarmi ogni due mesi. In quegli anni vivo solo, imparo a conoscere i miei mezzi, divento sicuro di me. Il campo era il luogo più bello in cui stare e il pallone la mia vita e la mia rivincita. Da lì comincia la mia storia, che mi porterà a diventare un calciatore professionista”.