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Firicano: "Ho il Cagliari nel cuore. Mazzone come un padre. Il 12/04/94? Ho ancora il magone"

L'ex rossoblù intervistato ai microfoni di Radiostarnews.it

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Sette anni in Sardegna nel periodo più esaltante della storia recente rossoblù, conditi da una promozione dalla B alla A e da una semifinale di Coppa Uefa.

Aldo Firicano, a pochi giorni dal pareggio tra Trapani e Cagliari, due città per lui non come tutte le altre (essendo nativo proprio della provincia siciliana), è intervenuto ai microfoni di Radiostarnews.it e ha parlato un po' di tutto: dai suoi ricordi in Sardegna al suo lavoro di allenatore, passando per gli allenatori che lo hanno segnato di più, la semifinale di Coppa Uefa persa contro l'Inter, il suo erede e il cagliari di oggi.

Ecco le sue parole:

"Il ricordo più bello è legato al pareggio di Pisa che ci riportò in Serie A. Al nostro ritorno in Sardegna un’intera città era scesa in piazza a festeggiare. Avrei voluto chiudere la carriera con la maglia del Cagliari ma sorsero dei problemi con Cellino e fui costretto a partire. Ho sempre nutrito la speranza di tornare, magari come allenatore.

Gli allenatori che mi hanno segnato di più? Con Ranieri ho debuttato in Serie A e poi spinse per il mio approdo a lla Fiorentina. Trapattoni è un uomo dalle mille risorse, ha la capacità di proiettarsi sempre all’impegno successivo in quanto gli scivola tutto addosso. Mazzone, invece, era come un papà per noi calciatori. In settimana ci coccolava ma la domenica si trasformava.

Il 12 aprile 1994? Se ripenso alla semifinale di Coppa Uefa persa con l’Inter mi viene ancora il magone. Fu una serata storta, una delusione che rappresenta la più grande amarezza della mia vita calcistica anche perché sono quasi certo che, una volta arrivati in finale, avremmo alzato noi il trofeo. Il mio erede? Astori.

Il Cagliari in B? La serie cadetta è un campionato difficile. Il periodo di flessione ci può stare ma il Cagliari ha il dovere morale di vincere il torneo anche perché vanta l’organico migliore. 

Le mie idee tattiche? Ho una mia idea di calcio. In genere parto dai quattro difensori e, se dispongo di un trequartista abile tra le linee, cerco di metterlo a suo agio in un 4-3-1-2”

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