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Storari: "Cagliari scelta a lunga durata. Voglio riportare la squadra dove merita"

Il portiere del Cagliari ha parlato a "Il Cagliari in diretta"

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Marco Storari, guardiano della porta del Cagliari e terzo portiere meno battuto della Serie B, è intervenuto a "Il Cagliari in diretta", trasmissione radiofonica sulle onde di Radiolina.

L'estremo difensore, che guiderà i rossoblu al riscatto già da sabato contro il Trapani, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni:

“Nello spogliatoio faccio il dj, come alla Juventus. A volte, mi diletto anche in casa. Provo ad accontentare i gusti musicali di tutti, anche se qualcuno si lamenta (ride, ndr). Il Cagliari mi ricorda il giro scoperto in pullman per la città a festeggiare la salvezza, un ricordo indimenticabile.

Al mio trasferimento dal Levante tutti mi diedero del pazzo, perché davano la squadra ormai per spacciata. Compimmo un miracolo, grazie agli acquisti e al supporto in corsa come Jeda e Cossu. Alla Juventus, a prescindere dai trofei vinti, c'è una mentalità provinciale.

Ci vuole umiltà, che ho imparato con il passare degli anni e che sto provando a trasmettere a tutti i miei compagni. Il mare? Non ci ho vissuto mai vicino, ma mio nonno, che era un marinaio, mi ha tramandato questa passione. Mi fa star bene. Il Cagliari è una scelta a lunga durata, io vorrei giocare ancora parecchio finché il corpo tiene. Spero di portare la squadra dove merita.

L'umore dopo la sconfitta di Novara? Stiamo benissimo, vogliamo rifarci subito e vincere. Questo è il nostro spirito: abbiamo tanta fame, con i ragazzi speravamo ci fosse immediatamente un turno infrasettimanale. Soprattutto riscattarsi davanti al proprio pubblico è il minimo che si possa fare.

La Serie B è un campionato lungo e faticoso, che alcuni di noi non ha mai disputato. Senza fare drammi ma anche senza esaltarci troppo, dobbiamo essere una macchina da guerra. L'”ignoranza” del calcio? Non vuol dire menare qualcuno, intendo la cattiveria agonista. Giocare da provinciale, lottare su ogni pallone e incitare il compagno. A Novara sono entrati altri fattori in corso, che non ci hanno permesso di arrivare al pareggio.

Dal Barcellona al Crotone? Son sincero, l'unica cosa che mi ha fatto strano è stato il primo allenamento, quando ho letto sul pallone la scritta 'Lega Serie B'. Ma ho fatto questa scelta perché ho sentito la voglia del presidente, che mi ha entusiasmato. Qui mi vogliono bene tutti, pure per questo ho accettato, senza pensare alla Juventus o al Barcellona, alla Champions League o alla Serie B.

Sarei un falso se non dicessi che non abbia pensato al lato economico, visto che questo è il mio lavoro. Prima dei soldi ci vuole motivazione, per questo ho scelto Cagliari. Il ruolo di dodicesimo? E' difficile, ma non mi sarei mai aspettato di fare il vice-Buffon. Mi sento un giocatore di personalità a cui non piace stare il panchina, ma è successo e poi sono rimasto lì perché stavo bene. La Juventus, a prescindere dalle offerte, mi ha voluto tenere.

Non giocare e farsi trovare pronto è molto complicato, soprattutto se bisogna coprire le spalle a Gigi. Le parole dei tifosi della Juventus? Non ho fatto niente di particolare, mi sono comportato da professionista.

Mi fanno piacere i loro elogi, perché ho dato il massimo, questo è il risultato migliore. Il Trapani? E' una squadra che gioca bene, è umile come l'allenatore. Verranno a darci battaglia per vendicare l'eliminazione in TIM Cup. Non sarà la stessa partita, vorranno fare bella figure e affamato. Noi avremo il coltello tra i denti. Il campo sintetico? Non è calcio, forse perché sono vecchiotto.

E' un gioco diverso, il rimbalzo del pallone è strano. Quello di Novara, come ai tempi della Juventus, è brutto: duro, erba consumata, al limite delle normative. Sappiamo che dovremo giocare in questi terreni di gioco, dovremo adattarci.

I rigori di Trapani? Ricordo ancora la partita, mi è piaciuta. Ormai è passata, sabato non ci penserò. Un gol? Lo farò prima di smettere, speriamo non un autogol. A Vinovo mi esercitavo sui calci piazzati. Vittorie in casa? Vincere le gare al Sant'Elia sarebbe un bel bottino, ma bisognerà far bene anche in trasferta.

Mi arrabbio quando prendo gol. Solo contro il Crotone ho tenuto la porta inviolata ma questo andamento, per una squadra che vuole vincere il campionato, è da cambiare per forza. La corsa a Chiavari? Bisogna dare una mano, rincuorando qualcuno quando possibile.

La fascia di capitano? Lo son stato a Messina. Da portiere è difficile, vista la nostra posizione. Ma solo per quel motivo, nulla di più. Premetto che Daniele Dessena è un grande capitano, l'ha dimostrato. Chi viene riconosciuto nello spogliatoio lo è, non solo per la fascia.

Hanno voluto farmi vice-capitano, mi fa piacere. Quando ero più giovane, con i più grandi non parlavo. Ora i giovani sono più esuberanti, ma non bisogna superare il limite del rispetto.

Ho avuto la fortuna di giocare con Diego Lopez, lui era un vero capitano: parlava quando doveva parlare, lo ricordo così. Il numero 30? L'ho scelto perché mi ha portato bene negli ultimi anni, me lo tengo stretto.

La mia prima cessione ai tempi di Cellino? Ero in prestito dal Milan, forse per quello non hanno trovato un accordo le due società. In quel periodo mi voleva al Fiorentina, c'erano in ballo altri giocatori.

La rete di Rossettini subita l'anno scorso? Non era parabile, aveva preso il palo. Non lo feci apposta per dare una mano al Cagliari, non faccio queste cose, sono professionista. Le differenze dalla prima volta?

Solo il campionato, visto che eravamo in Serie A. Ho trovato la città migliorata, mi sono resoconto che c'è più vita, più ristoranti, alla moda. Un ritorno di Cossu? Lo ricordo con molto affetto perché con lui ho passato momenti indimenticabili.

Ma di queste vicende non mi occupo, il compito è del presidente e della società.

Il mio rapporto con i social? Mi diverto, mi piacciono Facebook e Instagram. Provo a mettere sempre foto più naturali possibili, per far sapere agli altri come vivo quotidianamente.

Condivido alcuni momenti con i miei compagni per far vedere ai tifosi la nostra armonia".

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