Dal Castelsardo alla Nazionale passando per un grande Cagliari. Antonio Langella si racconta:
"Tutto quello che ho ottenuto me lo sono guadagnato con anni di sacrifici e tanta gavetta - dichiara l'ex ala del Cagliari ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - ma questo a volte non basta. Quindi non smetterò mai di ringraziare chi ha creduto in me e mi ha sostenuto, dai club fino alla mia famiglia e al mio procuratore, perché se sono stato un giocatore di Serie A è merito anche loro. C'erano sicuramente i presupposti per giocare delle stagioni a livelli importanti, ma mai mi sarei immaginato di arrivare a restare per tanti anni in A e, addirittura, a vestire la maglia azzurra".
Ok, il passato, ma cosa fa oggi Antonio Langella?
"Attualmente ho lasciato un po' da parte il calcio e mi occupo di una cosa che nulla ha a che vedere con il pallone: sono socio di un centro estetico a Porto Torres, cittadina in cui abito. Però la Serie A la seguo sempre, in televisione".
Ci sarà un futuro in panchina?
"Effettivamente no. In realtà ho già preso tante volte in considerazione la possibilità di fare l'allenatore, ma sono arrivato alla conclusione che non è un ruolo che fa per me. Per stare in panchina devi avere un certo tipo di attitudine e idee. Mi vedrei di più come secondo, a dare una mano all'allenatore in prima, un ruolo più da motivatore della squadra".
Il rapporto con Cagliari:
"Certo, Cagliari! In queste vesti ci tornerei molto volentieri, perché rimarrà sempre un posto speciale per me. Lì ho passato il periodo migliore della mia carriera e grazie ai rossoblù sono diventato un giocatore vero. E' innegabile che c'è un affetto particolare per i rossoblù e per quella città. Però, ripeto, non come allenatore".
Un ricordo speciale:
"E va bene, se proprio devo scegliere un singolo episodio, senza dubbio quello dell'esordio in Nazionale, nel febbraio 2005, Italia-Russia, davanti al "mio" pubblico, quello del Sant'Elia. Emozioni e sensazioni di quella giornate avranno sempre un posto speciale nei miei ricordi".