Nella lunga e gloriosa carriera di Giovanni Trapattoni c'è stato spazio anche per il Cagliari. Stagione 1995-1996, i rossoblù di Firicano, Bisoli, Oliveira, O'Neill, Muzzi, tanto per citarne alcuni, si affidarono all'allenatore più titolato d'Italia per provare a centrare la qualificazione europea. Ben più lunga la sua esperienza in nerazzurro. Cinque stagioni nell'Inter, memorabile lo scudetto dei record 1988-1989, quando ancora venivano assegnati due punti a vittoria: mai nessuno riuscì a toccare quota 58. Il "Trap", con i milanesi, vinse anche la Supercoppa Italiana del 1989 e la Coppa Uefa del 1991. Domani si giocherà Cagliari-Inter e GianlucaDiMarzio.com ha sentito, in esclusiva, proprio l'allenatore di Cusano Milanino.
Che ricordo ha del periodo passato in Sardegna?
"Una bellissima esperienza, mi sono trovato molto bene. Peccato perché quando lasciai il Bayern per andare a Cagliari, la squadra si indebolì un po'. Ci fu la partenza di qualche elemento, ad esempio Dely Valdes che nelle stagioni precedenti aveva segnaot molto ed era sicuramente un grande giocatore. Però devo dire che l'ambiente e i tifosi sardi sono stati eccezionali e io lasciai solamente perché a un certo punto la situazione stava precipitando e c'era bisogno di una scossa".
Cosa non andò principalmente?
"Ereditai il Cagliari da Tabarez e ricordo bene che mi disse che la squadra aveva qualche limite, ma che c'erano l'ambiente e le condizioni giuste per lavorare. In effetti ad inizio campionato facemmo bene giocando un buon calcio. Poi, purtroppo, in alcune partite dove magari avremmo meritato di più, arrivò qualche risultato negativo di troppo. Le aspettative erano tante, mi ricordo il grande entusiasmo con cui fui accolto, le mie precedenti esperienze parlavano di tante vittorie, e quel periodo difficile creò sicuramente delusione. Quando capii che non si poteva continuare, preferii lasciare, cosa mai fatta nella mia carriera. Ho ancora una lettera, che inviai al presidente, dove in sintesi gli dicevo: 'Guardi, fa bene a me, fa bene a lei e fa bene ai giocatori, perché devono reagire'. La qualità c'era, il problema fu la personalità e davanti alla classica "buccia di banana" ecco le difficoltà . Come spesso succede cambiando si produce la reazione voluta, "scopa nuova, scopa meglio". Al di là di questa "macchia" nella mia carriera, devo dire che di Cagliari e dei tifosi cagliaritani ho uno splendido ricordo, di affetto, di attaccamento e di riconoscenza".
Il Cagliari attualmente è terz'ultimo. Riuscirà a scongiurare la retrocessione?
"La squadra in classifica è un po' in difficoltà , ma io ho grande stima e fiducia nel lavoro dei miei giovani colleghi Zola e Casiraghi e del presidente Giulini. Li guardo con affetto perché conosco le difficoltà che si incontrano nelle isole, dove anche io ho avuto i miei problemi, nonostante l'esperienza da "girovago" del mondo. Gestire una squadra isolana non è assolutamente semplice: dalle difficoltà economiche, ad esempio quelle legate allo sponsor, a quelle logistiche, fino a quelle ambientali. Adesso magari fa freddo pure lì, ma in Sardegna non sempre c'è la temperatura ideale per allenare la squadra. Se invece godi di qualche mese fresco in più, sicuramente ne beneficia la condizione. Rispetto alle altre grandi città , magari anche quelle appena salite dalla B, il Cagliari è sempre stato un po' penalizzato da tutti questi fattori".
Le piace questa Inter?
"Sì, Mancini, sta facendo un ottimo lavoro. Sta ancora sistemando un po' il tutto. Quando arrivi, cambi l'impostazione della squadra e fai degli acquisti devi anche avere il tempo per far girare tutti gli ingranaggi. Poi Roberto ormai ha una grande esperienza, anche internazionale, sa gestire molto bene certe situazioni. Ha fatto degli stupendi campionati in Inghilterra, ha lasciato il segno in Turchia, portando la sua filosofia. Fino ad ora ha ottenuto sempre grandi risultati in carriera e penso che anche in questo caso non ci metterà molto a trovare la quadratura".
Domani come finirà ?
"Nel calcio non si può mai sapere. In novanta minuti, nonostante valori tecnici e classifiche differenti, si possono capovolgere le situazioni e alcune squadre, abbiamo l'esempio dell'Udinese nei precedenti campionati o del Sassuolo quest'anno, possono azzerare il divario. La differenza dovuta a organici superiori, alla tradizione delle città maggiori e le disparità economiche, è andata via via diminuendo nel corso degli anni. Una squadra ben organizzata che ha un gruppo che funziona, che affronta le partite con la mentalità giusta, psicologicamente preparata, può mettere in difficoltà chiunque. Abbiamo gli esempi di Napoli, Juventus e Roma nelle ultime partite. Per cui, se non hai un Messi o un Ronaldo, campioni che da soli risolvono le partite e ti assicurano sempre la giocata decisiva, le partite di oggi sfuggono a ogni pronostico. Personalmente starei molto attento e anche io ho avuto difficoltà in giro per l’Italia. Spero che sia una bella partita".