Questo sarà il primo mondiale che guarderà da casa. Gli acciacchi fisici costrinsero Gigi Riva a non prendere parte già all’Europeo di Polonia e Ucraina di due anni fa (e, subito dopo la finale di Kiev, portarono Rombo di Tuono a lasciare definitivamente la Nazionale) nonostante facesse ancora parte dello staff azzurro ma, per la prima volta dal 1990, non farà parte di una spedizione mondiale. C’era a Usa ’94 quando l’Italia perse ai rigori quella finale disgraziata contro il Brasile (come dimenticare Riva che consolava Baggio e Baresi), c’era al Mondiale di Corea nel 2002, come dimenticare Byron Moreno ed era in prima fila a festeggiare la bellissima vittoria di quattro anni dopo. Cesare Prandelli ha provato a convincerlo fino a una settimana prima del ritiro di Coverciano, senza riuscirci:
“Mi ha fatto piacere: è stato sempre schietto e diretto, come piace a me. I guai fisici mi hanno impedito di dire sì ma ora che si comincia a giocare, caspita se mi manca questo Mondiale...”
Riva ha anche spiegato che non si perderà una gara dei suoi ragazzi e ha raccontato come ha intenzione di vivere questa prima volta lontana dai campi:
“Mi metterò da solo davanti al televisore, abbasserò il volume per non farmi condizionare nei giudizi, e soffrirò. Come se stessi lì, in panchina a Manaus”
Rombo di Tuono, così com’è nel suo stile, schivo e riservato, dichiara di non aver ancora mai chiamato i suoi in Brasile ma un messaggio alle “nuove leve” della Nazionale lo vuole lanciare:
“Non chiamo perché non mi va di dare fastidio: lo so cosa succede in queste ore in ritiro. I volti si trasfigurano, le facce diventano tese, i silenzi aumentano. E' il Mondiale, l'adrenalina sale. Se fossi lì direi ai ragazzi che il Mondiale fa la storia. L'82 per tutti noi e' l'anno di Paolo Rossi. Dico spesso, specie ai ragazzi che arrivano per la prima volta in nazionale, che una Coppa del Mondo e' quella cosa che quando sei vecchio i nipoti ti chiedono di raccontare, e allora attorno al caminetto tutti in silenzio ad ascoltarti a bocca aperta...”
Continua dicendo che metro di giudizio usa per valutare i giocatori:
“Vedo tanti ragazzi interessanti: Darmian, Verratti, Immobile. Ecco, vorrei essere lì per guardarli negli occhi un minuto prima di scendere in campo: non è dai piedi ma da quello che si capisce che giocatore sei”
E conclude, con la serietà che lo contraddistingue, con un messaggio che sembra un augurio:
“L'Italia vive un momento difficile, spesso nei mesi scorsi ho evitato di parlare di calcio perché mi sembra difficile farlo con tanta gente che ha altro cui pensare: però le partite della nazionale in Brasile possono dare a tante persone un po' di orgoglio, e regalare un sorriso”