CAGLIARI – Dalla nostra inviata.
Il bomber cileno del Cagliari Mauricio Pinilla è stato protagonista questa mattina a “Lo Stadio dei bambini”, iniziativa che ormai da molti anni permette ai bambini di conoscere e fare alcune domande ai giocatori del Cagliari. La scuola in cui l’ospite del giorno fa la sua apparizione è l’Istituto comprensivo di Via dei Partigiani a Pirri. Il protagonista è Mauricio Pinilla. Arriva in anticipo rispetto al previsto e i giornalisti colgono l’occasione per fargli alcune domande. Domande sulla squadra e sul suo futuro (il cileno ha il contratto in scadenza nel 2015 e ribadisce più volte la sua volontà di restare):
Come va con il tuo infortunio?
Questo era un fastidio che avevo già prima della scorsa partita ma ho voluto giocare comunque. Non credo di farcela per Napoli.
Pensi ci sarà il problema del “rilassamento” ora che siete salvi?
No, l’essersi salvati non è una scusa per non giocare. Dobbiamo fare il possibile per guadagnare posizioni e salire in classifica. Soprattutto contro il Napoli.
Quanta rabbia avevi prima di battere quel rigore e come ci si sente ad aver segnato il gol della salvezza?
Tanta, e non solo per quelli che avevo sbagliato in passato. Avevamo tutti tanta rabbia dentro, per tutta questa situazione. Io ho dato il mio contributo ma questa salvezza è merito di tutti, dai giocatori al magazziniere.
Come giudichi il campionato del Cagliari?
Abbiamo passati alcuni periodi buoni, altri meno. Ma l’importante è aver conquistato la salvezza. Gennaio è stato il mese più difficile perché giocavamo bene ma non arrivavano i risultati.
Il tuo contratto scade nel 2015. Cosa pensi succederà?
Io voglio rispettare il contratto e voglio restare qui. Però per rinnovare non c’è bisogno solo del mio consenso. Ci deve essere anche la disponibilità della società.
Dopo la fine del campionato cosa farai?
Io spero di arrivarci in forma per avere una chance di giocare al Mondiale. E questo non sarebbe importante solo per me, in quanto cileno, ma sarebbe anche importante perché andrei lì a rappresentare il Cagliari e la Sardegna. In fondo, se sarò lì, sarà per merito di questi colori.
Con i tuoi compagni parlate mai dello stadio?
Ormai non più. Siamo da due anni e mezzo in questa situazione. Spero solo che l’anno prossimo si giochi a Cagliari e soprattutto con lo stadio pieno.
Cosa ne pensi di Cellino e del Leeds? Molti tuoi compagni, forse anche tu, sembrate destinati ad andare lì.
Io preferisco Cagliari e sono interessato al bene del Cagliari. Per quanto riguarda il Presidente lui può decidere quello che vuole per il Leeds. È un’altra storia.
Arriva quindi il momento di lasciare la parola ai bambini. Sono loro i protagonisti e Mauricio, con la gentilezza che lo contraddistingue, risponde a tutti e dirige l’intervista, porge il microfono ai bambini e fa l’occhiolino alle bambine, che sorridono felicissime di aver ricevuto l’attenzione di un campione anche se solo per pochi istanti. Ecco alcune delle domande più belle:
Cosa si prova prima di battere un rigore?
È difficilissimo. Sembra facile perché sei da solo di fronte al portiere ma quando hai l’ansia a mille la porta sembra piccolissima.
Ti piace la Sardegna?
Si, mi piace tutta, in particolare Cagliari e le sue spiagge.
Hai paura della gente allo stadio?
No, non si può avere paura. Sono loro che ci caricano, sono importanti.
Perché hai scelto Cagliari?
Perché mi hanno proposto un contratto e un progetto molto interessanti. E il progetto prevedeva che io fossi un uomo molto importante per la squadra. Puntavano su di me. Poi il posto è fantastico. Non potevo dire di no.
Quale squadra tifi?
Oltre al Cagliari? Beh, la mia squadra in Cile e poi l’Inter.
Ti piacerebbe andare al Milan?
Al Milan? No, no. Meglio l’Inter.
Cosa provavi appena sei arrivato a Cagliari?
Ero emozionato e un po’ impaurito. Lasciavo un posto che conoscevo e tanti amici e quando sono arrivato qui non conoscevo nessuno. È come quando un bambino arriva in una scuola nuova e non conosce nessuno.
Gli Americani che devono comprare il Cagliari dove sono?
In America.
Arriva il momento delle foto: tutti vogliono fare una foto con Pinilla ma il tempo a disposizione è limitato. Lui cerca di accontentare tutti ma poi è costretto a tornare al suo posto. Firma la bandiera e accontenta tutti i bambini che gli chiedono un autografo, per una giornata che difficilmente dimenticheranno.