A seguito della pubblicazione dell’articolo riguardo la nascita di una Nazionale sarda che possa affrontare il Cagliari in una partita di beneficenza, siamo stati contattati da Federica Idini, figlia del calciatore Costantino Idini, che militò nel Cagliari dal ’75 al ’78. La signora ci ha chiesto di includere suo padre nell’elenco dei “papabili” per la partita. Non per giocarla, ma almeno per stare in panchina. Il padre ha subìto un intervento all’anca e non può più giocare ormai, ma ci terrebbe tanto a partecipare a questa grande gara, dove a vincere sarà la beneficenza.
Nato a Porto Torres il 27 marzo 1955, ha iniziato la carriera come attaccante, esordendo anche nella Nazionale Juniores (l’attuale Under 20). Riadattato difensore, ruolo che avrebbe ricoperto per il resto dell’attività calcistica, ha totalizzato 26 presenze in B tra Cagliari e Spal, ricoprendo il ruolo di difensore. Con i rossoblù ha inoltre disputato due incontri nella massima serie, nel corso della stagione ’75/’76. Ha giocato anche con le maglie di Torres, Padova, Taranto, Trento, per poi chiudere la carriera in terra sarda, nella Nuorese.
Per saperne di più, abbiamo contattato l’ex calciatore, a cui abbiamo posto alcune domande.
Costantino Idini: il suo legame con il Cagliari è indissolubile. Ci racconti della sua esperienza da calciatore con la squadra rossoblù:
"Ho vissuto un’esperienza magica con i rossoblù. Sono arrivato al Cagliari per disputare il campionato 1971/1972: un anno molto importante, era quello dopo la vittoria dello scudetto. Gli allenatori sono stati prima Mario Tiddia, poi Manlio Scopigno, entrambi bravissimi.
Ho esordito in Coppa Italia (Cagliari-Milan) con Fabbri come allenatore, nella stagione 1972/1973. Nel 1975/1976, invece, l’esordio in serie A (Cagliari-Fiorentina) con Mario Tiddia."
Quando ha sentito parlare della possibilità di una partita di beneficenza con la Nazionale sarda, quale è stata la sua reazione?
"Quando mia figlia mi ha mostrato l'evento su Facebook sono rimasto di stucco. Parecchie volte ho pensato come mai in altre occasioni ancora nessuno avesse avuto l'idea di creare un simile evento, che secondo me si fonda su due punti molto importanti: uno in assoluto è la possibilità di aiutare i comuni colpiti da questa disgrazia, l'altro è l'inconsueta e rarissima situazione di incontro tra due lontane generazioni che hanno in comune il cuore rossoblù."
È il padrino di Gianfranco Zola. Che emozione sarebbe ritrovarlo di nuovo come capitano, stavolta della Nazionale sarda?
"Io e Gianfranco appena è possibile ci sentiamo, e vi assicuro che per me lui è e resterà sempre il ragazzo semplice dai modi gentili che ho conosciuto a Nuoro nell’84. Il nostro è un affetto profondo, nato e cresciuto nel tempo nonostante le lunghe distanze, quindi l'emozione è sempre la stessa! La stessa che provo quando lo vedo sul campo, sia nelle vesti di giocatore che in quelle di allenatore."
Lei è sardo, ha rappresentato la Sardegna nella sua carriera vestendo le maglie di Torres, Nuorese e Cagliari. Quale vuol essere il suo messaggio verso la popolazione sarda colpita dall’alluvione?
"Poche parole si hanno davanti a tali eventi. Purtroppo ho assistito ad un fatto orribile come questo anche nel 2008, quando accadde a Capoterra, non lontano da casa mia. Spaventoso. Ora contano i fatti: occorrono quelli per andare avanti, per ricominciare la quotidianità. E speriamo ci siano pure le risorse giuste per lavorare sulla prevenzione. Il punto è questo. Il mio augurio verso le persone colpite da questo dramma è non mollare, e riprendersi al più presto. Questa partita potrebbe essere l’occasione giusta per dar loro un aiuto concreto, da parte di tutti noi, amanti del calcio."
Grazie e un caro saluto