Marcello Sanfelice, ex Addetto Stampa della Cagliari Calcio, oggi brillante Team Leader del Bologna, proprio alla vigilia della gara tra Bologna e Cagliari ha voluto gentilmente rilasciarci la seguente intervista.
Che momento sta affrontando il Bologna?
Per noi è un momento abbastanza complicato e delicato che ha visto la società optare per un ritiro di due giorni a Coverciano. Siamo consapevoli della difficoltà della gara contro il Cagliari che sarà la prima di tre gare in sei giorni. Infatti dopo il Cagliari affronteremo il Chievo e l’Atalanta nell'anticipo del sabato; tre partite che saranno il crocevia per la salvezza.
La partenza di Diamanti è stato un brutto colpo per la squadra?
Alino è un giocatore con una marcia in più, da solo con una giocata risolveva le partite. La squadra senza di lui si è compattata ulteriormente, ma la sua assenza si fa sentire anche all’interno dello spogliatoio dal punto di vista umano. Ora però non dobbiamo pensare più a chi non c’è e far bene con i giocatori che indossano la maglia del Bologna.
L’ex Ballardini ha dimostrato nella sua carriera di essere uno specialista nelle salvezze
Con il Mister siamo stati assieme al Cagliari nella stagione 2007/08, nell’anno dell’indimenticabile e meravigliosa salvezza, conquistata grazie ad una cavalcata nel girone di ritorno trionfale. Abbiamo condiviso un’esperienza irripetibile e sono convinto che porterà i colori rossoblù del Bologna alla salvezza.
Marcello Sanfelice è stato l’unico superstite dell’esperienza sarda capitanata da Porcedda nella società bolognese
Quando arrivai a Bologna ero pieno d’entusiasmo, ma la vicenda legata a Porcedda lasciò in me non pochi strascichi. Son stato bravo e fortunato perché coloro che hanno rilevato il Bologna hanno avuto la pazienza di valutare il mio lavoro e di apprezzarlo, rinnovandomi un contratto che scadrà nel 2016. Non so quanti l’avrebbero fatto al loro posto; sarebbe stato nettamente più facile cambiare e fare tabula rasa.
Però il legame con la città di Cagliari è ancora forte
Il mio cuore è rimasto e rimane a Cagliari, dove ho casa e affetti. Quando posso torno immediatamente a vivere l’atmosfera della mia città. Sono cresciuto come uomo e come professionista avendo grandi maestri nel mondo giornalistico come Fenu e Copez, che mi hanno dato fiducia, insieme ai quali mi son tolto grandi soddisfazioni anche nel palcoscenico televisivo isolano, senza aver grosse risorse a disposizione. Alcuni ancora mi fermano per strada e questo non può che rendermi orgoglioso.
Alcuni, dato il pregio del suo lavoro, la accostano a squadre più blasonate
Sinceramente non penso a queste voci, in questo momento sono concentrato solo a far bene al Bologna e raggiungere al più presto la salvezza con questi colori. Spero di rimanere a lungo in questa squadra e in questa città.
Dedicando un pensiero al Cagliari e ai suoi tifosi, qual è la sua opinione rispetto alla situazione dalla società guidata da Massimo Cellino?
Ai tifosi del Cagliari andrebbe attribuito l’Oscar del tifoso, perché la pazienza che hanno dimostrato e continuano a dimostrare e le umiliazioni che patiscono non hanno prezzo. Vedere la squadra della mia città trattata come una società di dilettanti e costretta a giocare a Trieste è stata una vergogna.
La stessa situazione in cui è ridotto lo Stadio Sant’Elia ha dell’ignobile.
Nessuno ha mosso un dito, anzi molti si son riempiti la bocca cercando visibilità. Persino la vicenda dello Stadio di Quartu ha del paradossale, uno stadio che era un gioiello e doveva essere un punto d’arrivo.
I tifosi e soprattutto i giocatori stanno facendo qualcosa di straordinario, in qualsiasi altra realtà si sarebbe retrocessi senza tante storie sparendo dal palcoscenico calcistico. Il vero zoccolo duro che permette di tenere le fila serrate sono i vari Conti, Cossu, Pisano e lo stesso Diego Lopez, che hanno la maglia del Cagliari cucita sulla propria pelle. Molti di loro hanno rinunciato a soldi e palcoscenici ben più importanti. Questa è la vera arma in più di una società come il Cagliari, che anche quest’anno son sicuro centrerà la salvezza.
Pensa che l’avventura di Cellino in sella al Cagliari sia agli sgoccioli?
Cellino l'ho sempre definito come un “guru”, un docente universitario del calcio italiano con tutte le sue sfumature e i fatti negli anni gli hanno dato ampiamente ragione. Ogni anno trova e sforna giocatori importanti, ma soprattutto riesce a mantenere una società in serie A con i conti in regola, senza di fatto avere una casa. Bisognerebbe dedicare a Massimo Cellino una standing ovation.
Se davvero andasse via avrei un po’ di timore nel vedere chi possa sostituirlo degnamente, lui è una garanzia. È stato capace di costruire un centro sportivo meraviglioso come quello di Assemini che è difficile ritrovare in altre piazze italiane, un vero fiore all’occhiello.
Quindi crede alle voci che si susseguono che preannunciano un arrivo ora degli arabi, degli americani o dei cinesi?
Credo poco a queste voci, essere alla testa del Cagliari costringe i vertici a degli enormi sacrifici quotidiani. Certo che se dovesse arrivare un ricco mecenate in grado di trasformare il Cagliari nel nuovo PSG o Manchester City sarei felicissimo. Però alle favole credo poco.