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Dalla A alla Z: Moyes “cugurra”, Adàn saponetta, Lopez “Povero Cristo”, Tevez Quasimodo

Tutti i protagonisti della gara visti con occhio critico e ironico

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A come Antonio Conte: lui e il gatto che ha preso la residenza sopra la sua testa si agitano più del solito durante il primo tempo giocato benissimo dal Cagliari. Poi la Juve dilaga e lui si lascia andare alle sue solite, pacate esultanze. Esagitato.

B come Beppe Marotta: Inquadrato spesso dalle telecamere Sky, il dirigente bianconero segue la partita con grande attenzione. D’altronde, grazie alla sua estesa visione periferica è l’unico ad aver il privilegio di poter guardare entrambe le aree di rigore nello stesso tempo. Camaleonte.

C come Cossu: Anche oggi inizia bene e disputa un brillante primo tempo, impreziosito da una prolungata ravanata dei maroni poco prima di battere il corner dal quale scaturisce il gol di Pinilla. Propiziatorio.

D come David Moyes: il tecnico del Manchester United viene pizzicato in tribuna per osservare – a quanto pare – Davide Astori; possiamo dire che la presenza del “Conc’e bagna” scozzese non porta molto bene ai rossoblù. Cugurra.

E come El Pistolero: oggi non sbaglia rigori e anzi segna pure il gol del vantaggio. Poi la partita va in malora e lui si innervosisce. E l’arbitro Guida non perde occasione per espellerlo anche stavolta: che mai gli avrà fatto il cileno? Gli avrà rubato la pivella? Mah. Comunque nervoso.

F come Fernando Llorente: segna una doppietta senza neanche sapere come. I compagni lo scambiano per una palma nell’area di rigore del Cagliari e gli tirano palloni addosso per far scendere caschi di banane a gogò. Lui ringrazia e porta a casa altri due gol. Spilungone.

G come Garrido (Adàn): si ritrova ancora una volta titolare grazie alle mille peripezie di cui è vittima di questi tempi il collega Avramov. E lo spagnolo, più che a non far rimpiangere il portierone serbo, pensa a non far rimpiangere il mitico Valerione Fiori. Saponetta.

H come hotel: Bagno di folla per i campioni bianconeri al T Hotel, accolti anche da una rappresentanza di bimbi del Microcitemico. Per poco il pullman della Juve si dimentica Giovinco là in mezzo. Lillipuziano.

I come immeritato: Così è il passivo subìto dalla squadra rossoblù. Per 70 minuti regge il confronto alla pari, poi Adàn decide di armarsi di retino e di andare alla ricerca di falene e farfalloni e arriva una raffica di gol che non rende merito alla prestazione degli undici cagliaritani. Esagerazione.

L come Lopez: si incacchia nel pre-gara per la situazione del Sant’Elia, mentre nel post gara appare piuttosto rassegnato. Lo stress subìto in questi giorni (oltre che per lo stadio, anche per la cessione di Nainggolan) è denotato dai sempre più numerosi capelli bianchi che, insieme alla sua ricrescita, fanno un bel mix di colori autunnali. Povero Cristo.

M come Marchisio: il centrocampista non sta passando un momento esaltante. E, puntuale, si risveglia proprio oggi confermando la tendenza del Cagliari a ridestare i morti. Inopportuno.

N come novanta: O meglio, pezzo da novanta come quelli che se ne vanno da Cagliari (vedi Nainggolan). O novanta come i gradi di inclinazione in avanti tipici della posizione in cui tutti noi tifosi del Cagliari ci sentiamo da troppo tempo per la vicenda Sant’Elia. Disarmante.

O come Ogbonna: è l’ultimo a rientrare in campo dagli spogliatoi dopo l’intervallo. Il the caldo, evidentemente, deve avergli provocato problemi di “scurrentzia”. Ritardatario.

P come Pogba: scende in campo meno brillante del solito, e prosegue anche peggio. A fine partita litiga un po’ con tutti. Ed è da capire: in fondo, giocare con un tuorlo d’uovo in testa non è il massimo. Pittoresco.

R come rinforzi: quelli che a poco a poco stanno arrivando. A iniziare da Adryan, che ancor prima di scendere in campo ha messo in evidenza una qualità difficilmente eguagliabile: sua moglie. Con tutto il rispetto. Benvenuti (entrambi).

S come Stephan Lichtsteiner: più che un esterno sembra una locomotiva. Lo svizzero corre, corre e ancora corre, senza soluzione di continuità. Tant’è che all’aeroporto ci arriva di corsa passando per viale Elmas. Infaticabile.

T come Tevez: brutto come la fame, “El Fuerte Apache” è una spina nel fianco costante per la difesa rossoblù, pur non partecipando alla sagra del gol. Cerca di migliorarsi con una nuova capigliatura di tendenza, ma cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia. Quasimodo.

U come udienza: Quella del contenzioso tra Cagliari Calcio e Clarin Tribune, slittata al 22 gennaio. La società laziale disperata: coi tempi della giustizia italiana, col cavolo che si arriverà al regolamento dei conti con la società di Cellino. Illusione.

V come Victor Ibarbo: Sembra ancora il lontano parente della scheggia ammirata prima dell’infortunio. Non azzarda ancora i suoi scatti tipici, anzi si contiene. Più che una perla nera sembra un pietrone di bigiotteria. Spento.

Z come Zola: In settimana “Magic Box” ha consigliato a Conte di provare un esperienza all’estero prima o poi. Caro Gianfranco, non potevi consigliarglielo prima dell’inizio del campionato magari? Comunque idolo.

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