Settimana di pausa, settimana di riflessioni. Una settimana dove il Cagliari di Massimo Rastelli è stato processato (giustamente) da stampa e tifoseria. Perché rimediare l’ennesima figuraccia in trasferta, in serie A, ed essere al contempo la difesa più perforata d’Europa, non è perdonabile. Non ci sono più alibi, i bonus sono finiti, e lo ha fatto intendere proprio il presidente Giulini qualche giorno fa.
Ora le motivazioni di questo tracollo si sprecano. C’è chi sostiene che il Cagliari soffra psicologicamente le trasferte, o la teoria che lo spogliatoio sia spaccato e che vi siano malumori interni a livello dirigenziale, o chi avventa l’ipotesi che Rastelli sarebbe stato scaricato dai giocatori. Insomma, quelle classiche analisi “preconfezionate”, banali e a volte (ma non sempre) vere che bastano per giustificare ed analizzare i recenti risultati negativi.
Ma il calcio si sa, è materia ibrida, fatta di psicologia ma anche, e soprattutto, di tattica. Ed è qui che arriviamo a Rastelli. Un allenatore talmente pragmatico che ormai viene difficile poterlo inquadrare. A Cagliari spesso è stato criticato, soprattutto nell’anno della B, per il gioco che la squadra esprimeva. Un gioco che sicuramente non è mai stato entusiasmante e spettacolare (se non a sprazzi), ma almeno era efficace.
Compattezza, solidità e cinismo sono le tre parole per descrivere il calcio che concepisce Rastelli.
O che concepiva. Perché dopo la vittoria di Milano il Cagliari ha completamente cambiato impostazione di gioco. Attenzione, qui non si parla di modulo. Anche perché il Cagliari, in questa stagione, è sceso in campo sempre con il 4-3-1-2, tranne che con il Genoa alla prima giornata di campionato (3-5-2) e, nell’ultima gara con il Torino (4-3-3).
In realtà il problema principale è legato all’approccio tattico (non psicologico!) della gara. Il Cagliari che si è visto nelle ultime uscite ha mostrato un atteggiamento (iniziale) eccessivamente offensivo. Come se Rastelli, che spesso e volentieri è stato etichettato come allenatore difensivista, avesse sposato all’improvviso una filosofia che ricorda molto quella zemaniana, dove si evince un pressing alto, con reparti allungati e con l’azione che si sviluppa per vie esterne. Se fino a qualche partita fa (vedi la gara contro l’Inter) la squadra giocava di contropiede, come la più classica delle provinciali, ora, la sensazione, è che il Cagliari si sbilanci troppo nei primi minuti di gioco per “fare la partita”, senza calcolarne i rischi. Ed è da qui che si possono spiegare le ultime “imbarcate”.
Se andiamo ad analizzare le ultime sconfitte contro Fiorentina, Lazio e Torino, sono arrivate proprio perché il Cagliari si è spinto troppo in avanti dall’inizio della gara, in trasferta, subendo quindi reti che si sono sviluppate da ripartenze avversarie. E che ovviamente si potevano evitare se solo la squadra fosse stata più compatta. Ne sono la dimostrazione i gol dei primi dieci minuti di Roma, contro la Lazio, e le reti di Torino, sempre nei minuti iniziali. Tutte arrivate perché la squadra si è spinta troppo in avanti, lasciando praterie tra i due reparti, difesa e centrocampo, e permettendo a giocatori (dotati di grande rapidità) di arrivare in porta senza grandi patemi.
Stessa cosa con la Fiorentina, nonostante il momentaneo vantaggio. Dopo il pareggio dei viola, anziché ricompattarsi e accorciare tra i reparti, il Cagliari ha lasciato spazi e i viola hanno dilagato.
Rastelli, nonostante i vari roumors, non è in discussione. E non può esserlo, perché 16 punti in 12 gare non sono pochi per una squadra (va ricordato) neopromossa. Ma ha sbagliato. Perché non si può cambiare da un giorno all’altro modo di giocare ad una squadra che ha in rosa giocatori che si esaltano in contropiede. Il Cagliari non può andare a Roma, o a Torino e sbilanciarsi in quel modo.
Viene da chiedersi come mai il tecnico dato alla squadra un’impostazione tattica così controproducente. Rastelli che ha sempre dato una certa importanza alla fase difensiva. La squadra dovrà pure ritrovarsi, servirà invertire la rotta in trasferta. Ma è giunto il tempo di finirla con gli esperimenti e di ritrovare quell’identità che il Cagliari, nonostante le critiche, ha sempre avuto. Anche perché il pragmatismo non sempre paga.
Rastelli, chi sei davvero?