C'è voluta tanta gavetta. Campi di periferia, campionati inferiori, vittorie e poche, pochissime delusioni. Perché come ha più volte sottolineato durante quest'ultima stagione, ha "sempre raggiunto gli obiettivi richiesti dalla società ". E ha avuto ragione, anche questa volta.
Massimo Rastelli, dopo esser stato accolto tra lo scetticismo della piazza, si è preso per mano il Cagliari e l'ha trascinato in alto, senza mai perdere di vista il traguardo. Gioco a sprazzi convincente, ma numeri impressionanti e record su record spazzati via, fino al trionfo. La Serie A, rincorsa, voluta e ottenuta al primo colpo, con due turni d'anticipo. E poi la vittoria della Serie B, per la prima volta nella storia del club.
L'allenatore di Torre del Greco ha mantenuto la promessa, ripagando la fiducia di Tommaso Giulini (che proprio due giorni fa gli ha rinnovato il contratto per altri due anni) e facendo ricredere l'intero popolo rossoblù. Dopo quattro stagioni tra Prima Divisione e Seconda Divisione, entrambe vinte rispettivamente con Avellino (2012-2013, nella stessa stagione alzò la Supercoppa Lega Prima Divisione) e la Juve Stabia (2009-2010) e tre annate nel torneo cadetto, ecco la Serie A.
Quella massima serie che, a distanza di tredici anni, non con calzoncini e scarpette ma in giacca e cravatta, rivedrà protagonista Massimo Rastelli. Nel 1997 l'esordio col Piacenza, nel 2003 l'addio in forza alla Reggina e ora, da allenatore, il battesimo con il Cagliari.
Dal 10 luglio, a Pejo, Max lascerà da una parte ombrellone e infradito, si rimboccherà le maniche e fisserà l'orizzonte con gli occhi della tigre. Perché la Serie A non aspetta nessuno. La Serie A è l'opportunità da non fallire per la sua consacrazione.