Sono questi giorni decisivi per il popolo rossoblù. C’è tanto in gioco, d’altronde: i futuri proprietari del Cagliari, sfide salvezza imminenti e questione stadio. Ma tra sogni di gloria e scenari apocalittici si insinua la triste realtà, che per ora rimane la stessa degli ultimi, poco entusiasmanti tempi: un presidente ancora in carica ma diviso tra Miami e Leeds, una classifica che non fa certo dormire sonni tranquilli e, soprattutto, un relitto come stadio di casa, che aspetta ormai da tanto – e ancora non si sa per quanto – di essere “restaurato” e messo in sicurezza da qualcuno in possesso della bacchetta magica.
Lo stadio cagliaritano, messo su e inaugurato in tempi record nell’estate del 1970, quella successiva alla gloriosa annata dello scudetto, in occasione della partita di Coppa Italia tra Cagliari e Massese (per la cronaca, finita 4-1 con doppietta di Riva – chi, se non lui, poteva bagnare l’esordio del nuovo stadio – gol di Gori e un’autorete), versa in condizioni a dir poco precarie, messe in evidenza dall’Unione Sarda.
Le crepe nella vecchia struttura sono la norma, così come l’umidità che le crea, alle quali si è cercato di porre rimedio alla bell’e meglio tramite rattoppamenti, pannelli e teli adibiti a coprire le “vergogne”. Le crepe sono dappertutto: nei pilastri delle tribune, negli spogliatoi, nel sottopassaggio che porta al campo di gioco, nelle sale interviste e antidoping. Le vecchie curve stanno letteralmente cadendo a pezzi: calcinacci pronti a cadere e strutture in ferro che, causa umidità, non reggono più certe parti della struttura stessa. Per non parlare del settore ospiti, tutto fuorché accogliente, con la visibilità ridotta dall’usura e la sporcizia dei vetri e i seggiolini poco stabili: se l’ospitalità con i “forestieri” dovrebbe essere la buona norma, a Cagliari probabilmente non si dà peso al Galateo.
Ma mettendo da parte le vecchie strutture in cemento, ormai per la maggior parte inutilizzabili, passiamo ora ad analizzare la situazione di quelle che potrebbero momentaneamente aumentare la capienza dello stadio rossoblù: l’apertura dei distinti e del secondo anello della curva Nord, finora lasciate chiuse, potrebbero portare ad avere, col tutto esaurito, circa 12000 spettatori. I lavori necessari ormai sono stati portati a termine: quello che c’era da fare è stato effettuato. Tutto dipende dalla Commissione
Provinciale di Vigilanza, la cui ispezione e l’eventuale “via libera” sono attesi come la manna dal cielo: il parere positivo, però, non è così scontato. Così come la riapertura dei settori interessati e la conseguente possibilità di vedere il Sant’Elia perlomeno aperto per 12000 tifosi desiderosi di sostenere la propria squadra del cuore. Anche perché dal parere della CPV dipenderà anche l’assemblaggio della curva Sud, per il quale sarebbero necessari appena dieci giorni.
Il “vecchio rudere” attende dunque il momentaneo placet per concludere dignitosamente questa stagione: come costruire uno stadio a norma entro settembre 2015 (visto che la concessione alle strutture in tubi innocenti scadrà proprio in quella data) resta una questione la cui soluzione, ancora, non ci è dato sapere quale sarà. Tutto dipenderà, ovviamente, anche da chi sarà ad accaparrarsi la società rossoblù. Lo scopriremo solo vivendo, come cantava Battisti.