I calciatori non sono tutti uguali. Ci sono alcuni giocatori che vengono amati più di altri dal pubblico, indipendentemente dal loro talento. Ci sono giocatori a cui basta sfiorare il pallone per ricevere un applauso, a cui basta un dribbling per mandare la curva in delirio. E quindi qui stiamo a raccontare di un amore che non può essere solo un amore, ma un vincolo, un legame viscerale, quasi un'identità perfetta.
Il binomio è lo stesso da nove anni: Andrea Cossu, la Curva Nord. Già , la Curva Nord, quella che per tutti questi anni non si è mai stancata di cantare "Andrea uno di noi", di sostenere quel numero 7 che per quasi un decennio ha fatto scaldare il cuore degli ultras col suo sangue caldo, con la sua passione, il suo amore verso i colori rossoblù e verso quella Curva che lo ha sempre amato più di qualunque altro giocatore (ad eccezione del capitano).
Sarà per il suo essere Cagliaritano di Cagliari, per esser stato in rossoblù sin da giovane, per essere partito e poi tornato salvando i sardi a suon di assist e numeri da fuoriclasse, tanto che ad un certo punto si parlò pure di un interessamento del Barcellona, o meglio del presidente dei blaugrana Laporta che pare stravedesse per questo bajito sardo.
Domenica, dopo 257 presenze, 12 gol e 57 assist in maglia rossoblù, Andrea Cossu ha salutato il Cagliari. La platea era tutta per capitan Daniele Conti che dava l'addio alla sua gente commossa. Eppure nel frastuono di uno stadio in lacrime per il saluto al numero 5, la Curva Nord ha pianto pure per lui, Andrea, l'idolo di sempre, compagno di mille battaglie. E allora è arrivato il momento che nessuno avrebbe voluto arrivasse. Quello di cantare per l'ultima volta: "Andrea uno di noi".