Nella vita ci sono alcuni momenti in cui ci si sente davvero sconfitti. Momenti nei quali si lotta contro tutti una battaglia che si può solo perdere. Però, quando tutti di fronte a te fremono dalla voglia di vederti andare al tappetto, quando nessuno ha più fiducia in te, quello è l’attimo in cui puoi e devi rialzare la testa, rimboccandoti le maniche e ripartendo.
Ci sono storie come quella di Luca Rossettini, che rappresentano il quotidiano.
Da solo contro tutti gli avversari, contro undici leoni pronti a farti fuori in ogni azione, su ogni pallone. Tu sbracci, provi a farti largo nella mischia, fai sentire che ci sei. E che, soprattutto, puoi dare ancora il massimo e dire la tua. E’ successo proprio così al grande e grosso di 187 cm, che lasciò il Siena quando nell’ombra si vedeva il fallimento della società per trasferirsi in Sardegna, quando il Cagliari era e faceva il Cagliari.
Rossettini, che il 9 maggio ha compiuto 30 anni, ha indossato in poche occasioni la fascia di capitano della squadra rossoblù, l’ultima volta sabato contro la Juventus. In un’annata disastrosa per il club sardo, pronto ormai a salutare il massimo campionato per disputare la serie B, Luca è stata una delle poche note positive, sia nella doppia gestione Zeman che in quella breve di Zola ma, principalmente, in queste ultime quattro partite dell’era Festa.
Schiena dritta e petto in fuori. Sguardo decisivo e convinto. Paura di nessuno. Nel pacchetto arretrato, perforato per ben 64 volte in serie A, è quello che meno si merita questa retrocessione. La dimostrazione, l’ennesima di questa stagione, è avvenuta proprio allo Juventus Stadium. Sugli 11 giocatori del Cagliari che hanno disputato una vera e propria amichevole contro le seconde linee dei campioni d’Italia, lui è stato l’unico a sputare sangue. Strigliata collettiva al reparto, sempre presente in fase difensiva a chiudere i buchi lasciati dal compagno.
E poi la rete, la terza stagionale, la seconda contro la Juventus, come ciliegina sulla torta per un’altra prestazione ad alti livelli. Quella che, almeno per una notte, aveva ancora fatto sperare nella salvezza. E che poi, in un pomeriggio di maggio, è andata vanificandosi.
Non si sa ancora il suo futuro, non si sa se vestirà ancora i colori rossoblù anche nella cadetteria. Però, di una cosa siamo certi: Luca, al cento per cento, non si arrenderà neanche in questa battaglia che ormai è già persa. Quella maglia con il numero 15 sulle spalle svetterà più in alto degli avversari, continuerà a rimediare alle amnesie altrui.
Perché così si comporta un gladiatore, così si comporta un vero uomo. Così si comporta un capitano.