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Il Chievo? Come un osso in gola. Ecco perché

Clivensi autentici bestie nere del Cagliari

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Avete presente quando state mangiando una bella bistecca fiorentina e non riuscite a mandare giù un boccone a causa di un pezzetto d’osso? La metafora esprime nitidamente ciò che rappresenta il Chievo per il Cagliari da quando sono iniziate le sfide nella massima serie. Un qualcosa di indigeribile, che quasi ti soffoca, la bestia nera, il “Mommotti” del Cagliari; anche se non ha la veste nera, ma gialloblù.

Pensate che dal campionato 2004/2005 alla stagione in corso, in venti sfide complessive (nel 2007/2008 la contesa non ci fu perché i veronesi erano in B), i clivensi hanno battuto i rossoblu ben nove volte, concedendo la vittoria al Cagliari in sole tre occasioni, però mai a Verona.

Addirittura, negli ultimi tre campionati, quest’osso durissimo da digerire ha sempre espugnato la casa del Cagliari, stadio Is Arenas compreso il 9 dicembre 2012.
La stagione in corso ha però qualcosa di unico, perché le due sconfitte contro questa squadra così ostica per i nostri colori hanno coinciso con due momenti topici. La sfida dell’8 dicembre scorso, persa dal Cagliari 2-0 in un S.Elia gremito in tutti i settori e con la curva sud piena di bambini delle scuole calcio, aprì ufficialmente la crisi dell’utopia zemaniana. Il ricordo è ancora nitido: tra il terzo ed il nono minuto il Cagliari fu messo ko prima da Meggiorini in rovesciata (vengono i brividi solo nel rivedere mentalmente l’azione), poi da Paloschi.

Quella sera il Cagliari subì una durissima lezione. Due gol in dieci minuti e rossoblu spariti dal campo; partita praticamente non giocata e nemmeno un tiro verso la porta avversaria in tutta la gara. Fu un serio campanello d’allarme che insinuò i primi grandi dubbi sulla bontà del cosiddetto Progetto zemaniano. Per giunta all’indomani di quel 4-4 infrasettimanale contro il Modena (guarda caso un’altra maglia color canarino), talmente mal digerito dal presidente Giulini da indurlo a cacciare il boemo due settimane dopo.

La sconfitta di misura di qualche sera fa al Bentegodi è stata altrettanto simbolica e drammatica, sancendo lo spegnimento definitivo di ogni residua fiammella di speranza di evitare la retrocessione. Eravamo tutti ancora un po’ ebbri ed euforici per la tripletta di Firenze ed ecco che, nel bel mezzo della cena con tanto di bottiglie di spumante da stappare in caso di vittoria, arriva immancabile l’osso in gola a rovinarti la festa. Uno schiaffone dopo dieci minuti (toh chi si rivede: Meggiorini!) ci ha risvegliato bruscamente da fantasie troppo belle per essere vere. Poi il buio. Cagliari non pervenuto, sfatto, svuotato e rassegnato.

Diciamocelo francamente, se tanto all’andata quanto al ritorno fai sembrare un fenomeno Meggiorini (15 gol in 166 presenze in serie A), allora meriti davvero di retrocedere.
Tuttavia, in tutta questa negatività, c’è qualcosa di buono: l’anno prossimo non giocheremo contro l’Associazione Calcio Chievo Verona. Niente osso in gola e niente Mommotti!

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