Questo è il bello del calcio: un gol, un grande gol, poi un'esultanza spontanea, d'istinto, la corsa sotto la curva. E poi quelle mani alle orecchie, quasi a dire "non vi sento". E da qui parte la favola di Duje Cop, 24 anni, professione attaccante.
L'attaccante croato mentiva quando diceva di non sentire il pubblico, ovviamente. Perché al suo cospetto c'era una vera e propria bolgia, con i tifosi in delirio per il nuovo gioiello da aggiungere alla collezione, per il nuovo idolo da osannare.
Anche Cop sta vivendo un sogno, oltre che qualcosa di totalmente nuovo. Cioè siamo chiari, Duje ha sempre segnato caterve di gol nella sua terra natia: uno che vanta 43 gol in 67 presenze con la Dinamo Zagabria non è il primo che capita.
Solo che dai, non scherziamo, questa è la serie A, il campionato che fu di Maradona, Platini, Van Basten. E per quanto si possa dire che non siamo più al livello di Premier e di Liga, la nostra Serie A attira ancora fior fior di giocatori, inebriati dal prestigio che essa ha.
Per questo l'emozione provata da Cop non si può paragonare a nessuna di quelle scatenate in seguito ad uno di quei 43 centri.
Duje non vedeva l'ora di trovare un ambiente così caldo allo Stadio, voleva condividere successi e disfatte con il proprio tifo, la propria gente. Il popolo ha già iniziato ad amarlo, per quel tocco morbido che ha consegnato i tre punti ai rossoblù.
E questo è il bello di Cop.